La faccia di Giorgia Meloni quando la D’Urso le chiede di non ostacolare la legge Zan

È successo in chiusura di trasmissione a Live - Non è la D'Urso

09/11/2020 di Gianmichele Laino

Barbara D’Urso sulla legge Zan ha una opinione piuttosto definita: la popolare conduttrice del pomeriggio e del prime time della domenica sera di Mediaset, infatti, si è sempre battuta per i diritti della comunità LGBT e ha anche manifestato questa sua idea nelle sue trasmissioni molto seguite. Anche ieri, con ospite la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ha fatto la stessa cosa. È nota, infatti, la posizione del partito della Meloni che si è sempre opposto al disegno di legge Zan contro l’omofobia, sin dalla sua prima stesura. Attualmente, il lungo iter parlamentare ha portato la proposta di legge a essere approvata alla Camera (contrarie le opposizioni, tra cui Fratelli d’Italia) e adesso c’è attesa per l’ultimo passaggio in Senato.

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Barbara D’Urso sulla legge Zan e la faccia di Giorgia Meloni

Proprio su quest’ultimo passaggio si è concentrata la battuta finale dell’intervista di Barbara D’Urso a Giorgia Meloni: «Una preghiera mia personale – ha detto Barbara D’Urso -. Sai che ci conosciamo da moltissimi anni io e te. Non voglio una risposta ma devo farti una preghiera. Ti prego non ostacolate al Senato la legge contro l’omofobia. Ti prego. So che la pensi diversamente. È una cosa per cui io lotto da quindici anni. Ho buttato questa palla a te, sapendo che sei una persona intelligente e quindi sai di cosa sto parlando».

In collegamento, dopo questo affondo della D’Urso, l’espressione di Giorgia Meloni non era proprio delle migliori. E infatti, anche in virtù del poco tempo rimasto per commentare le parole di Barbara D’Urso, la leader di Fratelli d’Italia è apparsa in difficoltà, poiché si è trovata a doversi ‘giustificare’ davanti a un pubblico e a un salotto che credeva ‘amico’ (e che, in verità, fino a quel momento lo era stato).

La risposta di Giorgia Meloni all’affondo di Barbara D’Urso sulla legge Zan

Il sorriso che Giorgia Meloni aveva conservato fino a quel momento scompare e la leader di Fratelli d’Italia torna a usare quell’espressione battagliera di cui spesso fa sfoggio in parlamento. Il cambiamento di tono è repentino: «Non è un tema che puoi aprire in chiusura quando non ho tempo per rispondere – ha detto piccata la Meloni -. Combattiamo tutti l’omofobia, ma è diverso fare una legge che diventa un modo per impedire che le persone pensino o dicano che l’utero in affitto non è una pratica di civiltà o per dire ai ragazzini delle elementari, ai quali giustamente non è mai stata portata l’educazione sessuale, che oggi si debba spiegare cos’è un omosessuale. Io penso che a queste cose a quell’età, quando i bambini non hanno gli elementi per metabolizzare, ci debbano pensare le famiglie e non lo Stato. È un tema molto diverso dal tema dell’omofobia. L’omofobia la combattiamo tutti».

Ovviamente, Giorgia Meloni ha dovuto concentrare in pochissimo tempo le pillole di quella propaganda che sta accompagnando da diverso tempo l’iter parlamentare della legge Zan anti-omofobia. Che, chiaramente, interviene con pene severe nei casi in cui dovessero esserci attacchi diretti a una persona per motivi legati alla propria identità sessuale e che non sottrae a nessuno il diritto di parola sui temi etici (così come le opposizioni vogliono far credere).

La reazione del web

Tuttavia, non a tutti è piaciuto l’intervento di Barbara D’Urso sulla legge Zan: qualcuno ha infatti affermato – soprattutto sui social network, dove le sue trasmissioni sono piuttosto seguite – che un tema così importante non si può affrontare nelle battute finali di un’intervista senza lasciare spazio a un contraddittorio che, a quel punto, sarebbe dovuto essere più incalzante.

Inoltre, parte degli utenti dei social network ha criticato anche l’espressione usata dalla D’Urso, ovvero la richiesta di «non ostacolare» la legge Zan. Quest’ultima richiesta, infatti, sottintende la consapevolezza che gli esponenti dell’opposizione non possano cambiare idea sul testo della legge anti omofobia e che debbano semplicemente ridurre al minimo la propria attività per far passare il provvedimento. Della serie: se non ci credete, almeno non vi mettete di traverso. Che è una cosa molto diversa rispetto al riconoscimento dei diritti dell’intera comunità LGBT.

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