Secondo Donald Trump tra gli sfollati delle Bahamas potrebbero esserci «membri di gang e spacciatori»

Dopo il passaggio dell’uragano Dorian le Bahamas non sono più le stesse: molte parti dell’isola di Grand Bahama sono state rase al suolo, e migliaia di persone si sono ritrovate senza più in una casa e in una situazione di estrema necessità. Molte di queste hanno cercato di raggiungere la Florida, ma sono rimaste bloccate a Freeport perché sprovviste di visto. Uno stop che ha sollevato molte polemiche e a cui ha risposto il presidente Usa Donald Trump, dichiarando di non voler «permettere a tutti di venire negli Stati Uniti».

Secondo Donald Trump tra gli sfollati delle Bahamas potrebbero esserci «membri di gang e spacciatori»

Le vittime accertate sono 45 ma gli sfollati rimasti senza casa dopo il passaggio di Dorian sono circa 70mila. Nel primo fine settimana di settembre in circa 1.500 sono arrivati a bordo della nave da crociera umanitaria Grand Celebration nel porto di Palm Beach, ma in 130 sono rimasti bloccati, impossibilitati ad entrare in Florida perché sprovvisti di visto e documenti necessari. Uno stop che ha scandalizzato gli Usa e condannato duramente da diverse personalità politiche, tra cui il candidato democratico alla presidenza Beto O’Rourke che su twitter ha commentato l’accaduto come «il massimo della crudeltà». Dopo le polemiche è intervenuto il presidente Donald Trump, chiarendo che l’ingresso negli Usa non è permesso a tutti anche perché tra le centinaia di sfollati potrebbero esserci «spacciatori e membri di gang molto pericolosi» senza però portare alcun dato a sostegno di questa pesante affermazione.

«Dobbiamo stare molto attenti. Tutti hanno bisogno della documentazione richiesta – ha dichiarato Trump dalla Casa Bianca –  Non voglio permettere a persone che non avrebbero dovuto neanche trovarsi alle Bahamas di venire negli Stati Uniti, comprese alcune persone molto cattive». Il tycoon ha aggiunto anche che «ci sono ampie zone delle Bahamas ancora intatte, che Dorian non ha colpito». Le forze politiche stanno però facendo pressione affinché venga discusso al più presto lo stato di protezione temporaneo per aiutare gli sfollati che hanno parenti negli Usa, ma la discussione non sembra essere una priorità per lo studio Ovale.

(Credits immagine di copertina: © Michael Brochstein/ZUMA Wire)

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