Arcuri: «Nelle prime ore disarmati, ho dovuto decidere dove regalare la vita e dove far rischiare la morte»

Il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri è stato ospite di Mezz’ora in più, il programma della domenica pomeriggio condotto da Lucia Annunziata. Il commissario ha raccontato i primi istanti dell’emergenza coronavirus, quelli indubbiamente più drammatici, sia per la portata delle notizie che stavano arrivando, sia per il poco tempo a disposizione per organizzare l’apparato di difese che lo Stato avrebbe messo in campo per contrastare l’epidemia, o almeno provare a farlo.

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Domenico Arcuri doveva decidere a chi regalare la vita e chi era in pericolo di morte

Un racconto che, per il commissario Arcuri, ha assunto toni epici quando, nel corso dell’intervista, ha affermato: «Nelle prime notti dell’emergenza coronavirus eravamo completamente disarmati e impreparati. C’erano ben pochi ventilatori io dovevo decidere in quale parte d’Italia mandarli. Non auguro a nessuno mai di trovarsi nelle condizioni di decidere dove regalare la vita e dove far rischiare la morte».

Parole piuttosto forti, che suonano quasi come “messianiche”. E se è vero che in questi giorni di emergenza – si pensi anche ai protocolli di guerra utilizzati in alcuni ospedali dove i posti in terapia intensiva erano saturi nei primissimi giorni e dove si è arrivato al collasso delle strutture – sono stati in tanti a trovarsi di fronte al bivio tra la vita e la morte (medici e infermieri su tutti), fa molta sensazione che il commissario straordinario pronunci una frase del genere. Anche perché poi bisognerebbe comprendere a fondo quali siano stati i criteri che hanno animato questa sua scelta.

Domenico Arcuri e il bilancio sull’emergenza coronavirus

Dopo questa momentanea immedesimazione nei panni di una sorta di dispensatore di scelte, Arcuri tuttavia torna a parlare di realtà: «Io straordinario? No, sono stati gli italiani a diventare straordinari. Ma l’emergenza sarà finita soltanto quando ci sarà un vaccino». Infine ha svelato anche altri retroscena sulla sua vita personale («in questi giorni non sono andato a dormire») e ha fornito altre indicazioni utili su quelle che sono state le sue mansioni, come la distribuzione di 390 milioni di mascherine e i primi download dell’app Immuni. Secondo il commissario Domenico Arcuri, tuttavia, questi ultimi sono in numero ancora troppo ridotto per dare una efficacia al suo impiego: all’8 giugno 4 milioni di italiani hanno scaricato una applicazione che sembra presentare qualche difficoltà nel processo di download se non si ha a disposizione un cellulare aggiornato con gli ultimi sistemi operativi.

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