Tamponi, mascherine, RSA e test sierologici: le quattro domande a Fontana dai sindaci lombardi

Continuano le domande e le risposte lungo la linea che collega il governatore della Lombardia Attilio Fontana e i sette sindaci della Lombardia che, negli ultimi giorni, hanno sollecitato il Pirellone a fornire alcune risposte a questioni non ancora chiarite in merito alla gestione dell’emergenza coronavirus, quando ormai è passato più di un mese dal primo contagio rilevato a Codogno. Nella giornata di ieri, il governatore aveva parlato di una polemica strumentale e politica da parte dei sindaci di area di centro-sinistra, mentre invece – in una risposta fatta pervenire alle varie segreterie dei sette sindaci coinvolti – i suoi toni sembravano più concilianti e improntati alla collaborazione. Non per questo, tuttavia, è stata data una risposta su delle questioni fondamentali, come i tamponi, le mascherine, lo stato di controllo all’interno delle strutture ricettive per anziani e i test sierologici per mappare la popolazione.

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Domande a Fontana da parte dei sindaci della Lombardia

Giorgio Gori (Sindaco di Bergamo), Emilio Del Bono (Sindaco di Brescia), Gianluca Galimberti (Sindaco di Cremona), Virginio Brivio (Sindaco di Lecco), Mattia Palazzi (Sindaco di Mantova), Beppe Sala (Sindaco di Milano) e Davide Galimberti (Sindaco di Varese) hanno esposto quindi le loro perplessità in merito alle questioni chiedendosi innanzitutto perché le mascherine, che la Protezione Civile sostiene di aver inviato in Lombardia per il 17% di 45 milioni, non sono ancora arrivate nei comuni.

Domande a Fontana: RSA, tamponi e test sierologici

Inoltre, si chiede chiarezza sulla gestione delle RSA – residenze sanitarie assistenziali – dove si verificano molto spesso casi di contagio molto concentrato e, quindi, molto pericoloso. La competenza sulle RSA è di natura regionale, pertanto, è l’istituzione Lombardia che dovrebbe vigilare. I sindaci hanno chiesto se è stato fatto tutto il necessario per assicurare il controllo all’interno delle strutture e per quale motivo non sono state assecondate alcune richieste sulle chiusure dell’accesso ai familiari degli ospiti avanzate, ad esempio, dal comune di Bergamo.

I sindaci, infine, hanno chiesto che la regione non resti indietro sui test sierologici che sono stati predisposti anche in altre regioni italiane per dare un’idea della mappatura del contagio e che chiarisca una volta per tutte la sua politica sui tamponi, sostenendo che la «Lombardia abbia del tutto abdicato all’uso di questo strumento come mezzo per il contenimento della diffusione del virus, a differenza di quanto continua ad essere fatto in altre regioni».

Insomma, non si colmano le distanze in una regione, come la Lombardia, dove il contagio da coronavirus ha subito la sua diffusione più marcata. E dove la gestione dello stesso deve far fronte a più problemi e a più istanze.

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