La disinformazione come arma sul campo nella guerra in Ucraina

Ma non si tratta di una disinformazione unilaterale: sono coinvolte entrambe le parti in causa

07/05/2023 di Redazione Giornalettismo

Quanto conta, oggi, la disinformazione in uno scenario bellico? Vista la presenza sempre più massiccia di piattaforme digitali e l’accessibilità a queste ultime di una platea sempre più vasta di utenti, si può affermare che – nell’ambito del conflitto in Ucraina – possa essere considerata a buon diritto come vera e propria arma sul campo. E – in quanto arma – utilizzata da entrambi gli schieramenti.

Disinformazione come arma nella guerra in Ucraina

Quello che abbiamo notato è stato che, sin dall’inizio del conflitto, le fake news, le veline e le informazioni “ufficiali” diffuse dai network locali sono arrivate da entrambe le parti. Azioni sistematiche per la diffusione – in ottica filo-russa – di false informazioni contro l’Ucraina, ma anche azioni di contrasto a questo flusso, con la circolazione di notizie patriottiche filo-ucraine artatamente create per tenere alto il morale della popolazione e per accreditarsi come potenza agli occhi della comunità internazionale (si veda, ad esempio, il caso di scuola del Ghost of Kiev).

Tuttavia, in questo scenario, l’Unione Europea (che ha sempre guardato con attenzione a questo conflitto che si sta svolgendo a due passi dalle sue porte d’ingresso) ha fatto una scelta di campo specifica, annunciando una piattaforma per il contrasto delle interferenze esterne nel proprio ecosistema informativo. Nonostante la presenza di diversi agenti inquinanti del mondo dell’informazione (provenienti da diversi angoli del globo), gli sforzi dell’UE si concentreranno soprattutto contro le interferenze russe e cinesi.

Il nostro monografico sul tema:

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