Cos’è BRAVE1, la piattaforma appena lanciata in Ucraina per gestire la cyberwar

L'ha presentata il National Cybersecurity Coordination Center ucraino e punta a un coordinamento tra pubblico e privato per avere delle risposte più efficaci rispetto all'uso di internet come "arma" nel corso del conflitto con la Russia

02/05/2023 di Gianmichele Laino

Come è stato più volte evidenziato sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la guerra che si sta combattendo non si limita esclusivamente allo scontro tra forze di terra, di mare e dello spazio aereo. La vera novità che è stata introdotta con il conflitto in Ucraina (soprattutto rispetto al passato) è stata quella di una estensione del conflitto anche al cosiddetto cyberspazio: gli attacchi hacker, le operazioni di intelligence basate sull’analisi e sul confronto di dati informatici, lo stesso inquinamento dell’ecosistema informativo rappresentano delle novità nel modo di condurre delle operazioni belliche rispetto al passato. Da quando l’utilizzo di internet, infatti, è diventato più pervasivo nelle esistenze comuni, è stato semplice il passaggio rispetto all’utilizzo del web come una sorta di arma con cui condurre la guerra. Per questo, le varie forze in campo si sono adattate per cercare di avere delle risposte maggiori e più efficaci da questo punto di vista.

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Brave1, cos’è questa piattaforma che alza le difese informatiche per la guerra in Ucraina

Tutti i Paesi, nel corso degli anni, hanno implementato delle forze istituzionali verticali sui rischi connessi agli attacchi cyber. Si pensi all’Italia che, recentemente, ha creato una Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza ad hoc, scorporando tutte le questioni che riguardano gli attacchi informatici dai compiti delle più tradizionali forze di intelligence. La maggiore specificità degli attacchi hacker e la scalabilità di questi ultimi hanno fatto in modo, già da qualche anno, di innalzare delle barriere di sicurezza molto più approfondite, che non potevano in alcun modo coesistere sulla stessa scrivania di questioni di sicurezza interna che si verificavano, invece, offline. Anche l’Ucraina è dotata di un’agenzia di questo tipo. Si chiama National Cybersecurity Coordination Center, in seno al consiglio di Difesa del Paese. A capo di questa unità c’è Nataliya Tkachuk, che ha provato a spiegare il nuovo progetto del NCCC, la piattaforma Brave1 che punta a unire diverse sensibilità, del settore pubblico e del settore privato, per avere a disposizione una nuova “arma” nella guerra cyber che si sta combattendo, in correlazione con l’invasione dell’Ucraina.

Brave1 sarà utilizzata come piattaforma per la definizione di obiettivi tattici e strategici contro cui concentrarsi nell’ambito delle operazioni militari che si stanno verificando negli ultimi mesi nel Paese. Sulla base della raccolta dati – in un successivo articolo, affronteremo il tema della mappatura degli attacchi hacker che sono stati condotti nell’ambito della guerra in Ucraina -, si avvierà, proprio a partire da Brave1, una cooperazione tra le aziende di tecnologia della difesa – dello stato e dell’esercito -, gli investitori privati, le fondazioni volontarie, i media. L’obiettivo dichiarato dalle autorità ucraine è quello di «avvicinarsi alla vittoria, attraverso le tecnologie».

Si tratterà, dunque, di un luogo di scambio per capire come le tecnologie che si servono del web e di tutte le innovazioni che la ricerca informatica sta cercando di approfondire (dai situational awareness systems, all’intelligenza artificiale, passando per la raccolta satellitare dei dati) possano servire a perfezionare la “guerra cyber” che si sta svolgendo anche al di fuori del territorio ucraino. Attraverso la piattaforma, potranno essere raccolti e veicolati dei fondi di investimento per supportare la difesa e le forze armate, si potranno condividere idee e brevetti, si potranno dotare le forze istituzionali di sperimentazioni condotte in aziende private e ottenere da queste stesse forze istituzionali dei feedback sul loro corretto funzionamento.

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