Il caso dei droni sul Cremlino: veline e fake news usate come armi della guerra di disinformazione

Come accade fin dall'inizio del conflitto, vi sono diverse versioni rispetto ai fatti. Il caso del presunto attacco a Mosca ne è la dimostrazione

04/05/2023 di Enzo Boldi

Accade da anni, ancor di più dal 24 febbraio del 2022, giorno in cui le truppe inviate da Mosca hanno iniziato la loro invasione del territorio ucraino. Il caso delle ultime ore, quello del presunto (possibile, ma non vi sono certezze) attacco con droni sul Cremlino, è l’esatto emblema di come durante ogni un conflitto – specialmente in un’epoca fatta di Internet e social network – qualsiasi notizia su fatti acclarati o meno diventi un veicolo per fare disinformazione.

Perché quel che è successo nella notte tra martedì e mercoledì in Russia è oggetto di molte interpretazioni differenti. E di molte veline governative in cui un Paese accusa l’altro. E viceversa.

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Ore 2.37 (a Mosca) di mercoledì 3 maggio 2023. I video e le ricostruzioni datano a quell’orario il presunto attacco (fallito) con droni sul Cremlino. I filmati diffusi su Internet non hanno una qualità elevata e questo rende difficile identificare la tipologia di modello (quindi anche di Paese produttore) del velivolo comandato a distanza.

I droni, secondo le ricostruzioni, erano due. I video – che mostrano lo stesso velivolo telecomandato – non sono delle riprese originali: si tratta di immagini immortalate da un telefono che riprende lo schermo su cui scorrevano i frame delle immagini di video-sorveglianza installati nella zona (dove, nei prossimi giorni, andrà in scena la parata in occasione del 9 maggio, festa nazionale in Russia per celebrare la ricorrenza della vittoria sul nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale). Questo non fa altro che ridurre la qualità – in termini di risoluzione – delle immagini. Di conseguenza, anche gli esperti contattati dalle varie testate italiane e internazionali non sono riusciti a capire se quei droni fossero stati fabbricati in Ucraina o in Cina.

Droni sul Cremlino, tra disinformazione e fake news

Fatta questa doverosa introduzione, occorre sottolineare un aspetto: per il momento non è possibile attribuire la responsabilità di quanto accaduto a Mosca nella notte tra martedì e mercoledì. Però si possono analizzare alcuni segnali intrisi di propaganda, mezze verità e bugie. Perché confrontando le due versioni (quella Russa e quella Ucraina) appare evidente come uno dei due governi stia mentendo nelle rispettive narrazioni. Partiamo da quel che ha diramato il Cremlino.

«Questa notte il regime di Kiev ha tentato di colpire con veicoli aerei senza equipaggio la residenza del Presidente della Federazione Russa al Cremlino.
Due veicoli aerei senza equipaggio erano puntati contro il Cremlino. A seguito di azioni tempestive intraprese dai militari e dai servizi speciali con l’uso di sistemi di guerra radar, i veicoli sono stati messi fuori combattimento. A seguito della loro caduta e della dispersione di frammenti sul territorio del Cremlino, non ci sono state vittime o danni materiali.
Consideriamo queste azioni come un atto terroristico pianificato e un attentato al Presidente, compiuto alla vigilia del Giorno della Vittoria, la parata del 9 maggio, alla quale è prevista anche la presenza di ospiti stranieri.
A seguito di questo atto terroristico, il presidente non è stato ferito. Il programma del suo lavoro non è cambiato, continua come al solito.
La parte russa si riserva il diritto di adottare misure di ritorsione dove e quando lo ritenga opportuno». 

Dunque, dal Cremlino vi è la certezza che vi sia una responsabilità diretta da parte di Kyiv. L’Ucraina, dal canto suo, respinge queste accuse attraverso le dichiarazioni del portavoce del Presidente Volodymyr Zelensky – Sergei Nikiforov – alla BBC:

«Non abbiamo informazioni sui presunti attentati contro il Cremlino, ma come ha ripetutamente affermato il presidente Zelensky, l’Ucraina sta usando tutte le sue forze e i mezzi a disposizione per liberare i propri territori e non per attaccare altri. Quello che è successo a Mosca è, ovviamente, un tentativo di escalation della situazione in vista del 9 maggio». 

Come evidente, anche sul caso dei droni sul Cremlino si sta assistendo a un balletto di accuse, repliche e contro-repliche da parte dei due governi. A tutto ciò si aggiunge un altro aspetto che non è passato inosservato. Poco prima dell’esplosione dei due droni abbattuti a ridosso del palazzo simbolo del potere di Mosca, il capo dell’ufficio della Presidenza ucraina – Andrey Yermak – aveva pubblicato sul suo canale Telegram (prima di rimuoverlo) un messaggio. Una sola emoticon: un razzo.

Una pubblicazione (e una reazione, con la rimozione) che non ha fatto altro che dare credito alla versione russa su questa vicenda. Nel resto del mondo, invece, c’è ancora grande incertezza per via di questi eventi la cui matrice non è ancora ben definita e definibile. Anche i Paesi che – chi per un verso, chi per l’altro – sono “vicini” ai due protagonisti di questa vicenda iniziata con l’invasione militare  del territorio ucraino da parte dei russi, hanno preso con le classiche pinze entrambe le versioni. Gli Stati Uniti – vicini all’Ucraina, come noto – sottolineano come la versione di Mosca non sia stata confermata da nessuna analisi indipendente (ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha accusato gli USA di aver orchestrato questo attacco); la Cina – politicamente schierata “non distante” dalla Russia – ha invitato tutti alla calma.

Droni sul Cremlino, il caso delle due persone sul tetto

Come districarsi in questo marasma comunicativo-propagandistico? Difficile dare indicazioni concrete su chi abbia orchestrato questo tentativo di attacco con droni sul Cremlino (o, nel caso opposto, questa false flag). Eppure in molti hanno tentato di indirizzare quanto accaduto a Mosca in una direzione basata sulla propria posizione. Per esempio, in molti si sono interrogati su un dettaglio evidente da uno dei video che circolano online: che ci fanno due persone vestite di bianco sul tetto del Cremlino proprio mentre il secondo drone si avvicina (prima di essere colpito)?

Per dare una connotazione (e un ruolo) a quelle due persone occorre ricordare un aspetto: i presunti (perché, ripetiamo, non abbiamo ancora certezze) attacchi con drone sono stati due, il primo intorno alle 2.15 e il secondo circa 30 minuti dopo.

Il video in cui si vedono queste due persone che salgono sul tetto del Cremlino fa riferimento al secondo drone. Dunque, i due potrebbero esser saliti sulla cupola per verificare eventuali danni (visto che l’esplosione anche del primo drone ha provocato un incendio circoscritto, con la struttura del velivolo comandato a distanza ancora in fiamme) sul palazzo. Quindi, visto che questa interpretazione sembra essere la più aderente alla realtà, il giallo delle due persone sulla cupola dovrebbe esser stato risolto.

Le ipotesi sul tavolo e le narrazioni disinformative

Al netto di questa nota, ora occorre analizzare le versioni offerte da Russia e Ucraina a livello ufficiale. Partiamo da Mosca che, per mesi, si è “vantata” di aver installato sistemi anti-missile di ultima generazione per proteggere la città e il palazzo simbolo del potere. Nonché residenza di Vladimir Putin (che, tra le altre cose, non sembrava essere presente al momento dell’arrivo dei due droni). Dunque, visti gli strumenti a protezione messi a disposizione, come è possibile che due droni telecomandati a distanza dal confine ucraino siano riusciti a varcare quelle soglie impenetrabili? Come è possibile che entrambi i velivoli siano stati abbattuti a pochi centimetri dall’impatto con “l’obiettivo”? Due interrogativi che provocano una duplice reazione. La prima mette in imbarazzo la Russia che, nonostante gli annunci, non sarebbe stata in grado di mettere in protezione il proprio spazio aereo, non riuscendo a intercettare due velivoli. La seconda, invece, ricalca l’accusa mossa dall’Ucraina – non direttamente dal Presidente Zelensky, ma dai suoi consiglieri e ministri – nei confronti di Mosca. Di cosa parliamo? La sintesi è nelle parole di Mykhailo Podolyak all’Associated Press.

«Non attacchiamo il Cremlino perché, prima di tutto, non risolve nessun problema militare. Assolutamente. E questo è estremamente svantaggioso dal punto di vista della preparazione delle nostre misure offensive. E, cosa più importante, consentirebbe alla Russia di giustificare massicci attacchi alle città ucraine, alla popolazione civile, alle infrastrutture. Perché ne abbiamo bisogno?». 

Da qui l’accusa di false flag (e non solo). Perché nelle ore successive al presunto attacco con droni sul Cremlino, in molti hanno parlato di “messinscena” (come sottolineato, come possibilità, dall’ISW) realizzata dalla Russia per far credere all’opinione pubblica di Mosca e dintorni come ci sia un pericolo Ucraina, giustificando così quell’offensiva – con Putin che ancora parla di “operazione speciale” – deflagrata immediatamente in una sanguinosa guerra, nei confronti di Kyiv. Una contro-narrazione, rispetto a quella russa, che si unisce alla ricorrenza del 9 maggio, molto sentita in tutte le città e che quest’anno si celebrerà con delle limitazioni rispetto agli anni precedenti.

Ma non c’è solo questo tipo di narrazione. Perché da tempo si rincorrono voci incontrollate, di uno stato di fibrillazione interna alla Russia. Tra le ipotesi in campo, infatti, c’è anche quella del sabotaggio interno contro Putin. Ovviamente, anche in questo caso, non vi sono conferme ma è noto che non tutti siano “entusiasti” delle volontà espresse dal Presidente della Federazione russa di proseguire questa “operazione speciale” – ovvero, la guerra – contro l’Ucraina che sta provocando perdite anche a Mosca e dintorni. Non solo di uomini (militari) persi sui campi di battaglia, ma anche a livello economico. Sta di fatto che, almeno per il momento, muoversi tra le narrazioni e dichiarazioni ufficiali non fa altro che acuire le distanze e mettere in evidenza versioni propagandistiche su questo conflitto.

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