Un viaggio nel cuore di Discord: come funziona e quali sono le sue condizioni di utilizzo

Il tema delle privacy policies di Discord e i suoi termini e condizioni di utilizzo

08/09/2021 di La politica del popolo

Questa è la prima parte dell’approfondimento su Discord realizzato in collaborazione con la Politica del Popolo. In questo capitolo si affronta il tema delle privacy policies di Discord e i suoi termini e condizioni di utilizzo. Nella seconda parte, invece, si descriverà il fenomeno dei complottisti americani che hanno cercato di fare anche di questa app il loro terreno di conquista

L’anno della pandemia ci ha lasciato molti più sistemi di comunicazione di quanti non se ne fossero mai visti. Chiunque dallo scorso marzo ha dovuto affidare alle nuove tecnologie una parte della vita sociale. Un percorso consolidato divenuto quasi una routine: download e credenziali dimenticate, per delle app che fino all’inizio del 2020 usavamo poco. Alle già famose Skype e Google Meet, si sono aggiunte una moltitudine di piattaforme in grado di offrire lo stesso servizio. Chiamate, videochiamate e chat. Alcune alla lunga non si sono rivelate così performanti, evidenziando criticità nelle fondamenta. Tra quelle che invece hanno funzionato molto bene c’è Discord. E anche per il colosso statunitense della connessione gli esordi sono stati al servizio dei gamer, primi reali utilizzatori. Come già era successo per moltissimi progetti simili.

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Nata come app di comunicazione per gli appassionati di videogiochi, da oltre un anno Discord è diventata famosa anche in altri campi. Il suo successo è in parte dovuto alla possibilità di gestire grandi gruppi di persone passando in maniera piuttosto agevole dalle chat scritte alle chiamate, e alle videochiamate. Lezioni online, comunicazioni in famiglia o ritrovi di amici, in molti hanno utilizzato Discord per abbattere le distanze made in Coronavirus. Nel 2015 furono Jason Citron e Stan Vishnevskiy ad ideare questa piattaforma, il cui successo è irrimediabilmente arrivato poi nel 2020. Oggi l’idea dei due ragazzi statunitensi è passata da 45 milioni di dollari nel 2019 a 130 nel 2020.  Gli utenti mensili sono aumentati esponenzialmente, raggiungendo quota 140 milioni, e ha raddoppiato il suo valore commerciale, che lo scorso dicembre è passato a 7 miliardi di dollari dopo un grosso investimento da parte di diversi importanti fondi americani.

Come in tutte le piattaforme esistono delle regole da seguire. Proveremo ad analizzare le più rilevanti. È la stessa app a chiare indicazioni su come costituire la propria compagnia. In qualità di proprietario di un Community Server, l’utente e il suo team di moderazione saranno responsabili di aiutare gli altri a trovare un luogo in cui passare del tempo insieme senza che questo si possa imbattere in contesti spiacevoli. Per essere considerata una community, il server deve avere naturalmente un titolo. Poi, spiegano nel regolamento, è necessario che siano pubblicate fin da subito regole chiare e linee guida. Etichettare chiaramente ciò che è e non è consentito nella community. Grazie a regole efficaci è possibile definire quale tipo di contenuto e comportamento è incoraggiato e tollerato o meno. Ogni gruppo ha bisogno poi dei moderatori.

Possono aiutare a garantire che tra i partecipanti alle chat non accada nulla che sia contro le regole, e possono trovare modi significativi per coinvolgere anche i partecipanti più timidi. Creare un team di moderatori, inoltre, significa avere dei referenti di cui i membri della tua community possano fidarsi e a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Nella chiusura di questo capitolo delle regole, è la stessa amministrazione della app a sottolineare come I server che facilitano le violazioni delle Linee Guida della Community e dei Termini di Servizio di Discord sono attenzionati del Team di Sicurezza e sono passivi di interventi coatti da parte degli amministratori. Discord offre anche una possibilità importante in materia di privacy. Sebbene come tutti i sistemi di questo tipo abbia necessità di molti dati personali, è una delle poche piattaforme che permette di decidere se acconsentire o meno alla profilazione dei dati.

Testo di Enrico Filotico

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