Digital Decade Report: a che punto siamo in Italia con la digitalizzazione?

Il Digital Decade Report restituisce le luci e le ombre della situazione italiana, evidenziando i meriti in ambiti come il supercomputing e i chip ma anche i limiti - troppo evidenti - in questioni di rilievo come le digital skills e la digitalizzazione della PA

28/09/2023 di Ilaria Roncone

Il primo Digital Decade Report, l’ex Desi: ecco come definire il primo documento che fornisce informazioni sull’avanzamento del decennio digitale europeo che dovrebbe portare a una serie di obiettivi precisi entro il 2030. A che punto siamo? Il documento punta a fornire un quadro completo e articolato delle azioni e dei progressi fatti in quattro principali ambiti. Vengono monitorati, nello specifico, le competenze digitali, le infrastrutture digitali, la digitalizzazione dei servizi pubblici e la digitalizzazione delle imprese con particolare attenzione all’utilizzo dell’AI in questo frangente.

Il monitoraggio avviene sia a livello europeo che a livello dei singoli Paesi e lo scopo è capire quanto siamo vicini alla realizzazione di un Europa che – dal punto di vista digitale – risulti essere autosufficiente, competitiva e resiliente. In questo contesto viene monitorata anche la Dichiarazione europea sui diritti digitali e i principi digitali il cui punto centrale è quello di mettere al centro le persone in una trasformazione digitale che sia sicura e sostenibile. In tutto questo, come si posiziona l’Italia e a che punto siamo con la digitalizzazione in Italia?

LEGGI ANCHE >>> In piena transizione digitale, quanta consapevolezza ha il cittadino dell’UE?

Digitalizzazione in Italia, a che punto siamo?

Abbiamo dato un’occhiata alla parte del rapporto che riguarda l’Italia per capire, nell’ambito degli obiettivi europei da raggiungere entro il 2030, come si posiziona il nostro Paese. Nella parte di report che riguarda l’Italia si esordisce parlando di un «potenziale digitale non sfruttato che può contribuire ulteriormente agli sforzi collettivi per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale dell’UE». Il parere è positivo per quanto riguarda la digitalizzazione delle infrastrutture ma il Paese viene collocato sotto la media europea quando si parla, invece, per le competenze digitali e per alcuni aspetti legati alla digitalizzazione dei servizi pubblici.

Per quanto riguarda sostenibilità e inclusività della trasformazione digitale, il Piano di ripresa e resilienza – insieme alle strategie in materia di Cloud, AI, blockchain e (più direcente) cybersecurity – vanno a creare un quadro solido. Insieme ad altri Paesi, inoltre, l’Italia sta capendo quanto margine ci sia per la creazione di EDIC, ovvero un Consorzio europeo per le infrastrutture digitali e per la creazione di un’Accademia europea delle competenze in cybersecurity.

Il tallone d’Achille sono le digital skills e la PA

Come approfondiremo ulteriormente, il problema dell’Italia è che i progressi in questo ambito viaggiano troppo lentamente e – a livello di obiettivi del Digital Decade – contribuiscono in maniera modesta. Il numero più preoccupante è che, sulla totalità della popolazione, solamente il 46% possiede competenze digitali di base (dato che, ovviamente, va letto anche tenendo conto dell’età media della popolazione). Il problema principale, in tal senso, è che una così bassa percentuale di persone che possono sfruttare le opportunità digitali rende basso anche il numero di persone che andranno a sfruttare le possibilità offerte dalla cittadinanza digitale (ovvero quell’insieme di diritti e doveri che hanno come punto centrale la semplificazione dei rapporti tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione sfruttando le tecnologie digitali).

Un esempio pratico? Digital skills basse possono essere un ostacolo per lo sfruttamento di sistemi come quello della firma e del domicilio digitale. A tal proposito, il numero di imprese che offre corsi per aumentare le competenze digitali dei propri dipendenti viene definito «insufficiente» così come il numeri di laureati nell’ambito ICT, che rimane «significativamente al di sotto delle ambizioni del Decennio Digitale».

Anche per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione e i servizi offerti in rete, l’Italia non viene promossa poiché ancora insufficiente. Si potrebbe fare di più in ragione dell’aggiornamento delle tecnologie digitali avanzate e, in generale, il Paese è chiamato a «rafforzare i propri sforzi per incoraggiare l’imprenditorialità nei settori digitali» con attenzione all’espansione delle startup che – rispetto ad altri Paesi – rimane limitata.

Digital Decade Report: i meriti dell’Italia

La valutazione è molto positiva per quanto riguarda la copertura 5G – seppure, come approfondiremo in un altro articolo del nostro monografico di oggi, con dei limiti – e in ambito chip e Cloud. Qualche dato sulla copertura 5G: il nostro Paese è arrivato a una copertura nazionale nel 2021 e nel 2023 si è visto assegnare il 93% dello spettro armonizzato. La banda di frequenza 3,4-3,8 GHz – che è importante per far sì che le applicazioni avanzate funzionino – ha una copertura peri all’80% delle famiglie. Nota dolente: la banda larga mobile è solo all’80% contro una media Ue dell’87%.

Facciamo bene, invece, in ambito Cloud computing e in ambito semiconduttori. La posizione italiana si rafforza grazie agli investimenti del Pnrr. Per quanto riguarda il supercomputing, l’Italia si è distinta per l’avvio del supercomputer Leonardo a Bologna, uno dei più potenti supercalcolatori a livello mondiale (precisamente il quarto più potente).

Share this article