Perché il supercomputer Leonardo, inaugurato a Bologna, è così importante per Italia e Europa?

Il 24 novembre 2022, a Bologna, l'Italia celebra il raggiungimento di un grande traguardo per il progresso: l'accensione del supercomputer Leonardo

24/11/2022 di Ilaria Roncone

Oggi a Bologna, nella Data Valley Emilia-Romagna, si è fatta la storia dell’Italia e dell’Europa. L’inaugurazione del supercomputer Leonardo – il quarto più potente al mondo – ha visto la presenza di Sergio Mattarella, del sindaco di Bologna Matteo Lepore, della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e del presidente di Regione Stefano Bonaccini, il direttore generale Reti di comunicazione, contenuti e tecnologia della Commissione Europea Roberto Viola. Non solo presenze istituzionali, ovviamente, ma molti dei volti e delle menti che hanno reso possibile l’accensione del secondo supercomputer più potente d’Europa – il primo è LUMI, in Finlandia – tra cui il presidente di CINECA (consorzio che si occupa di tutto quello che serve per ospitare e far funzionare Leonardo presso il Tencopolo di Bologna) Francesco Ubertini. Anche Giornalettismo – insieme ad altri Digital EU Ambassador – ha partecipato all’evento potendo percepire chiaramente l’orgoglio a livello nazionale e europeo di un primato tutto italiano.

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Cos’è il supercomputer Leonardo e perché è così importante?

Partiamo dalle basi: che cos’è un supercomputer? Si tratta, letteralmente, di un computer progettato appositamente per ottenere una capacità di elaborazione estremamente più elevata rispetto a quella dei normali pc in un dato lasso di tempo. Proprio così se ne misura la potenza: Leonardo, nello specifico, ha una potenza di 174,7 petaflops (ovvero milioni di miliardi di operazioni virgola mobile al secondo). Una potenza tale da poter modellare, simulare e – di fatti – aiutare a comprendere maggiormente fenomeni complessi legati a diversi ambiti della vita.

Progettato valutandone anche la sostenibilità, Leonardo verrà messo a disposizione della ricerca pubblica, dell’industria, delle aziende private e potrà essere sfruttato in moltissime aree più o meno vicine all’essere umano: dall’AI alla medicina, dalle fonti rinnovabili alla bioingegneria, dalle previsioni meteo alla lotta al cambiamento climatico fino alla difesa dalle emergenze climatiche e sanitarie.

Il supercomputer può fare la differenza anche nella vita di tutti i giorni, quella dei cittadini, se si pensa alle implicazioni nella predizione di eventi estremi come le inondazioni o i terremoti (eventi che, sempre più, stanno interessando anche il nostro paese). La gestione delle emergenze, sfruttando il supercalcolo e tutto il suo potenziale, diventa di gran lunga più semplice. Anche nell’ambito della medicina – compreso quello che riguarda le malattie oncologiche – il supercomputer può aiutare nella gestione di questioni relative alla salute pubblica e, già con il Covid, questa tecnologia si è rivelata preziosa.

Leonardo per la cybersecurity: come migliorerà la sicurezza informatica?

Cosa può fare Leonardo in ambito cybersecurity? La potenza di un supercomputer è essenziale quando si tratta di predittività e di capacità di comprendere i segnali che un cyber attacco sta per essere sferrato in maniera di gran lunga – e ovviamente, considerate le sue potenzialità – più efficace di un essere umano. Che ruolo spetta all’Italia che ospita Leonardo? «Credo un grandissimo ruolo – ha riferito il Direttore Generale di DG CONNECT Roberto Viola ai microfoni di Giornalettismo -. L’Italia non partecipa alla Coppa del Mondo di calcio ma nella coppa del mondo che forse conta molto di più, quella dell’innovazione e della scienza, è al quarto posto con questo calcolatore Leonardo. Da questa opportunità enorme di unire sia la parte scientifica che la parte industriale, con le eccellenze italiane, l’Italia la partita se la gioca alla grande».

In particolar modo, parlando di cybersecurity, Viola ci tiene a sottolineare come «il supercalcolo ha delle prospettive enormi in ambito cybersecurity perché permette di cogliere quelli che gli esperti chiamano i piccoli segni, cioè i segni di intrusione che non vengono notati perché chi attacca cerca di guadagnare l’ingresso a un sistema, poi è silente per un po’ di tempo e poi sferra l’attacco. Il supercalcolatore riesce a percepire questi segnali e ad allertare rispetto all’intrusione. Il sistema umano di supervisione ci mette da uno a due mesi per comprendere se c’è un attacco dall’interno, un supercomputer ci mette tre minuti».

Abbiamo fermato anche Stefano Bonaccini: «Il supercomputer potrà portare un grande apporto di cui, per altro, abbiamo discusso in diverse occasioni: quando abbiamo ospitato la delegazione lussemburghese dopo aver visitato Meluxina, che è uno dei primi trenta centri al mondo sempre sul campo dei supercomputer e del digitale con il premier Bettel; ne abbiamo discusso a Barcellona, quando ho firmato l’accordo con il presidente della Generalitat de Catalunya, che ospita oggi quello che – fino a prima di Leonardo – era il supercomputer di calcolo più potente in Europa. Così come ne abbiamo parlato quindici giorni fa, in Silicon Valley, in occasione dell’incontro col governo della California su tutti i temi che riguardano anche il tema della sicurezza di dati e big data».

Una questione, sottolinea Bonaccini, che «ha tutto a che fare con le democrazie e la qualità delle democrazie. Credo che, prima o poi, serva una regolamentazione sull’utilizzo dell’accesso di chi guarda i dati, su che uso ne fa e soprattutto a quali scopi».

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