Dire «non ho con me il green pass» non vi consentirà di aggirare l’obbligo

Su WhatsApp, a mo' di catena, si è diffuso una sorta di decalogo per evitare di esibire il green pass dal 6 agosto

05/08/2021 di Redazione

Non sarà green pass, ma sarà un gran spass vedere la reazione del ristoratore o del responsabile della vostra palestra quando cercherete di utilizzare una di queste dieci scuse contro il green pass che si sono diffuse rapidamente su WhatsApp e che – secondo il fantomatico autore del messaggio – dovrebbero permettervi di superare l’ostacolo dell’esibizione del QRcode dal 6 agosto per accedere ad alcuni servizi. Facciamo un ripassino: da domani il certificato verde (che si può ottenere sia con la vaccinazione, sia con la guarigione dal Covid-19, sia con un tampone negativo nelle 48 ore precedenti) servirà per poter accedere a bar o ristoranti al chiuso (con consumazione al tavolo), al museo, nei luoghi di cultura, in palestra, in piscine e centri benessere sempre al chiuso. All’aperto, invece, servirà per accedere a congressi, fiere, eventi sportivi, concerti e spettacoli. Attraverso l’app Verifica19, gli stessi esercenti potranno controllare la validità del green pass: contravvenire a queste poche regole potrebbe comportare una multa da 400 euro per i cittadini e la chiusura dell’attività da uno a dieci giorni per chi non eseguirà il controllo.

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Dieci scuse contro il green pass, il messaggio virale su WhatsApp

Il messaggio virale su WhatsApp contiene queste dieci “regole” per consigliare ai cittadini come evitare l’esibizione del green pass:

  1. I lavoratori non hanno l’obbligo della vaccinazione;

  2. Il Gestore non può conservare i dati di chi è in possesso del Green Pass;

  3. Potete dire al gestore solo questo: “IO NON HO IL GREEN PASS” senza scendere nei particolari del vaccino;

  4. Il GESTORE non è tenuto a conservare i dati, per cui potete dire “sono tutti in regola”;

  5. Le Forze dell’Ordine non possono chiedervi il Green Pass;

  6. Non esiste multa per i clienti;

  7. La sanzione per il gestore sarebbe: chiusura dopo tre contestazioni avvenute in 3 giorni diversi, da un minimo di 400 a un massimo di 1000 euro. Solitamente viene applicata la misura minima;

  8. Non esiste il registro dei RICHIAMI;

  9. In maniera di illeciti amministrativi si può mentire;

  10. Nel caso il cui il gestore non vi permetta l’accesso, chiamate immediatamente le forze dell’ordine per contestare l’illecito subito

Come è facile osservare, la quasi totalità di queste affermazioni è falsa. Impossibile pensare di poter trovare la scusa io non ho il green pass per evitare un controllo da parte del gestore di un locale che, a questo punto, rischierebbe – oltre che una multa – anche una chiusura più o meno prolungata del suo locale. Impossibile sostenere che non esistano multe per i clienti o che le forze dell’ordine non possano chiedere il green pass (le forze dell’ordine sono tra i soggetti autorizzati alla richiesta, ai sensi del DPCM 17.06.2021. Sono artifici retorici i riferimenti al “registro richiami” o alla conservazione dei dati dei clienti. La chicca è senz’altro il suggerimento di chiamare le forze dell’ordine per contestare l’illecito, dal momento che si tratterebbe di una vera e propria pratica autolesionistica (che, verosimilmente, comporterebbe l’applicazione di una sanzione).

Si tratta palesemente di un decalogo bufala, diffuso in ambienti no-vax (notate il continuo riferimento al vaccino, anche laddove non ce ne sarebbe stato bisogno) e che contribuisce a creare confusione in un momento estremamente delicato per la lotta ai contagi.

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