Diavoli, la recensione della serie con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey

Si è concluso il viaggio di Diavoli, la serie tratta dal bestseller di Guido Maria Brera con protagonisti Patrick Dempsey e Alessandro Borghi. Se l’inizio della serie non era stato dei migliori, specie dal punto di vista della scrittura, Diavoli al giro di boa entra nel vivo diventando uno show estremamente godibile ed in grado di regalare ottimo intrattenimento. Chiariamo subito un concetto fondamentale: non ci troviamo davanti ad una serie veritiera sugli intrighi della finanza, anzi le licenze poetiche sono molte.

Gli intrighi di potere stile Dan Brown con una società segreta di banchieri a capo del mondo non hanno fondamenta, però l’incipit narrativo per dimostrare come i veri Diavoli siano da entrambi le parti e come il potere sia in grado di corrodere l’animo di chiunque è interessante oltre che plausibile. Se voleste davvero scoprire qualcosa di più sulla finanza i titoli consigliati sono The Wolf of Wall Street, Panama Papers e, soprattutto, il bellissimo La Grande Scommessa.

Diavoli, come il potere può corrompere l’anima

Diavoli
Alessandro Borghi grande protagonista in Diavoli

Tornando a Diavoli il mondo della finanza è la scusa per narrare un thriller umano, in cui le storie di Massimo Ruggiero (Alessandro Borghi) e Dominic Morgan (Patrick Dempsey) si intrecciano con quelle di tanti banchieri e non. La vita privata e quella lavorativa dei personaggi sono sconvolte dall’omicidio di Ed Stuart, un simbolo di come il potere non per tutti sia la cosa più importante. La sfida tra Massimo e Dominic è una partita a scacchi in cui mossa dopo mossa i due giocatori si rendono conto di essere sempre più soli.

Il personaggio di Massimo è quello che ha lo sviluppo narrativo migliore, lo squalo che con la morte della moglie torna a vedere il mondo nel modo giusto e passo dopo passo con l’amore per Sofia capisce che il denaro non è tutto. La metafora dell’amore che sconfigge la sete di potere è un messaggio universale, rimarcato con forza da un finale perfetto e per certi versi sconvolgente.

Diavoli, perché il vero nemico forse non è quello che sembra

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Diavoli, l’amore può salvare l’anima corrotta?


Subterranea
e la banca NYL sono due facce della stessa moneta, due organi che vendono menzogne ad un popolo affamato di considerazione. La prima vuole annientare l’euro, la seconda l’intera economia mondiale. Massimo Ruggiero si trova ad essere il cardine perfetto tra i due mondi e ha solo un modo per risolvere l’annoso dilemma: far esplodere entrambi. Le ultime quattro puntate hanno un’accelerazione evidente, con le ultime due che rappresentano la parte migliore di Diavoli.

Un plauso speciale ad Alessandro Borghi, ancora più apprezzabile per la prova recitativa in lingua inglese. Un applauso anche al team di Lux Vide, capace dopo Medici di regalare all’Italia un’altra produzione internazionale degna di nota. L’attesa è ora tutta per la seconda stagione, per scoprire come continuerà la storia di Massimo Ruggero e se la sete di potere lo trasformerà nel Diavoli che aveva giurato di distruggere.

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