Cosa c’è scritto nel decreto PNRR sul passaggio di proprietà di PagoPA
Il documento pubblicato in Gazzetta Ufficiale fa riferimento anche alle quote che finiranno al Poligrafico di Stato e a Poste italiane
07/03/2024 di Enzo Boldi
È perso nei meandri dei 46 articoli pubblicati in Gazzetta Ufficiale ed è stato inserito all’interno dei passaggi in cui si parla di IT Wallet (di cui abbiamo parlato in un precedente approfondimento). Le operazioni per la cessione di PagoPA dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – che a oggi detiene il 100% delle quote – al Poligrafico e Zecca dello Stato e a Poste Italiane, sono descritte in poche righe. Senza molti dettagli, soprattutto sulle prospettive future. Questa decisione – decisa per legge e scritta all’interno del decreto PNRR, entrato in vigore il 2 marzo scorso – sta sollevando molte preoccupazioni. Se da una parte le opposizioni fanno – come ovvio – un lavoro di opposizione, dall’altra ci sono le banche che ritengono che questa operazione sia potenzialmente un problemi in termini di concorrenza sugli strumenti di pagamento verso la Pubblica Amministrazione.
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Per risalire al dettaglio in cui si annuncia l’inizio delle operazioni del passaggio di proprietà (tramite quote) di Pago PA, occorre arrivare all’articolo 20 del cosiddetto decreto PNRR, quello dedicato alle “Modifiche al codice dell’amministrazione digitale”:
«Ai fini del rafforzamento dell’interoperabilità tra le banche dati pubbliche e di valorizzazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati di cui all’articolo 50-ter del decreto legislativo n. 82 del 2005, nonché di razionalizzazione e di riassetto industriale nell’ambito delle partecipazioni detenute dallo Stato, sono attribuiti rispettivamente all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in misura non inferiore al 51 per cento, e, per la restante quota di partecipazione, al fornitore del servizio universale di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, i diritti di opzione per l’acquisto dell’intera partecipazione azionaria detenuta dallo Stato nella società PagoPA S.p.A.».
Da questo testo, dunque, si evince – direttamente – un solo aspetto: il 51% delle quote ora nelle mani del Ministero dell’Economia e delle Finanze finirà nelle mani dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. E il restante 49%?
Decreto PNRR, i dettagli sul passaggio di PagoPA
Finirà nelle mani di Poste Italiane. Infatti, nel testo dell’articolo 20 del decreto PNRR c’è scritto che la restante quota di partecipazione (il 49%) andrà al «fornitore del servizio universale di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261». Si tratta proprio di Poste, in quanto indicato come fornitore del servizio universale legato ai pagamenti pubblici e alla corrispondenza. Dunque, per ricapitolare, il 51% – la quota maggioritaria – finirà nelle mani del Poligrafico e Zecca dello Stato, mentre il restante 49% a Poste Italiane.
Dunque, non PagoPA non rimarrà in mani esclusivamente pubbliche. Perché se il Poligrafico di Stato è un istituto completamente nelle mani del MEF, questo principio non vale per Poste Italiane. Andando a vedere la composizione delle quote della S.P.A. Poste italiane, infatti, scopriamo che la maggioranza delle azioni rientra nel comparto pubblico-istituzionale (35% a Cassa Depositi e Prestiti e 29,26% al Ministero dell’Economia e delle Finanze). Ma c’è anche una parte – seppur minoritaria – nelle mani dei privati. Da qui le preoccupazioni sulla libera concorrenza per quel che riguarda PagoPA.