Conte alla Camera: «La nostra reputazione all’estero è cresciuta per merito dei cittadini»

Giuseppe Conte ha avviato la sua informativa a Montecitorio. Alle 10 di questa mattina, 30 aprile, il presidente del Consiglio ha preso la parola alla Camera e poi si recherà a Palazzo Madama per l’informativa al Senato. Una giornata molto impegnativa sul fronte istituzionale: Conte alla Camera e al Senato dovrà difendersi sulla corretta prassi costituzionale su cui appoggia il sistema dei dpcm, rispetto all’iter parlamentare normale. La situazione di emergenza ha giustificato questa pratica amministrativa e Giuseppe Conte potrà contare sul paracadute del Quirinale, che non ha avuto nulla da eccepire sul sistema utilizzato dall’esecutivo per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

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Conte alla Camera, il discorso del presidente del Consiglio

«Sono giorni in cui è vivace il dibattito sulle decisioni assunte e sulle modalità con cui queste decisioni sono state portate avanti. La vivacità del dibattito dimostra la natura della nostra democrazia e la salute della stessa – ha detto Giuseppe Conte davanti ai deputati convocati a Montecitorio -. Una premessa: il governo ha sempre compreso la gravità del momento e per questo non ha mai deciso di procedere in misura solitaria. Le decisioni sono state il frutto di un accurato bilanciamento di tutti gli interessi. Le misure sono state adottate anche dopo l’interlocuzione con i capi delegazione delle forze di maggioranza, con le parti sociali e con le istituzioni locali. Anche il parlamento è stato costantemente informato, in questa e in altre varie occasioni».

Il presidente del Consiglio, dopo la frase di premessa, ha iniziato a parlare del metodo con cui sono stati adottati i dpcm: «Abbiamo apposto un fondamento scientifico alle nostre decisioni, anche se la conoscenza scientifica sul coronavirus non è ancora pienamente soddisfacente e che gli scienziati hanno assunto posizioni diverse anche attraverso i mass media. Ma noi abbiamo messo a disposizione ricerche e studi approfonditi. La filosofia antica distingueva la doxa, l’opinione, dall’epistéme, la conoscenza con salde basi scientifiche. Direi, imperativo categorico per un governo chiamato ad affrontare questa emergenza è affidarsi alla scienza».

Conte alla Camera, gli studi scientifici supportano la prudenza

Conte parla del rapporto dell’ISS sull’incremento esponenziale e incontrollato dei contagi: «La misura dei sacrifici dei cittadini è quella dell’indice R0. Se questo tasso tornasse anche a un livello di poco superiore a 1, si saturerebbero le terapie intensive entro fine dell’anno. Non tutte le postazioni di terapia intensiva, inoltre, potranno essere dedicate al Covid e l’impatto sul sistema sanitario nazionale sarebbe notevole e comporterebbe una inversione di tendenza rispetto alle riaperture. Per il principio di precauzione – ha detto Conte – dobbiamo seguire un contenimento cauto per garantire la nostra salute e far ripartire al meglio la nostra economia senza dolorose e irrimediabili battute d’arresto in futuro».

I contatti familiari, la scuola, i rapporti di comunità e quelli di lavoro renderebbero, secondo Conte, un inasprimento dei contagi. «Se si riaprisse tutto questo in modo simultaneo – ha detto Conte alla Camera – ciò consentirebbe a tutti e quattro i fattori principali della diffusione dell’economia di esplodere. Per questo il governo ha deciso di far ripartire i rapporti di lavoro mettendo in sicurezza i luoghi a partire dal 4 maggio, con un graduale ritorno alle attività produttive e anche commerciali. È un primo passo necessario a incamminarsi alla riconquista della normalità. Tenendo conto che questa prima fase sarà di convivenza con il virus e non di liberazione dal virus: siamo ancora dentro alla pandemia e non ne siamo usciti».

In questo momento, Giuseppe Conte e l’intero emiciclo ha ringraziato gli operatori sanitari che in prima linea hanno combattuto contro il coronavirus. «Non possiamo permettere che gli sforzi fatti da queste persone e da tutti coloro che hanno permesso al Paese di sostenerci risultino vani per imprudenze compiute in questa fase. Qualsiasi atteggiamento ondivago, passando dalla politica del ‘chiudiamo tutto’ a quella dell’ ‘apriamo tutto’, rischia di compromettere: il governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente. Ci piacerebbe, ma dobbiamo avere consapevolezza che il virus stia continuando a circolare nella nostra comunità».

Conte alla Camera: come l’Italia amplierà il tracciamento del contagio

Giuseppe Conte parla del suo piano per la riapertura non come un piano elettorale destinato a raccogliere il consenso: «Dal primo giorno abbiamo avuto ben chiaro di mettere in primo piano la salute dei cittadini – ha detto Conte alla Camera – e nessuno dei Paesi che hanno affrontato l’epidemia ha pensato di affrontare una riapertura improvvisa e contemporanea. Dobbiamo valutare il controllo giornaliero dell’epidemia con i test, la verifica della tenuta del sistema ospedaliero e la disponibilità di materiali di protezione individuale. Dovremo valutarla nelle prossime settimane, anche grazie all’app Immuni: ieri, il governo ha adottato un decreto legge che contiene anche una copertura normativa di rango primario sul tracciamento del virus. Il corpus di disposizioni su cui il Parlamento potrà intervenire in sede di conversione del provvedimento potrà essere costituito anche sulle norme della privacy. Il titolare del trattamento dei dati personali sarà il ministero dela Salute, la piattaforma dovrà funzionare nel nostro Paese, non raccoglierà geolocalizzazione degli utenti, sarà scaricata in maniera volontaria e nel mese di maggio si procederà a effettuare 150mila test sierologici su cittadini selezionati dall’Istat che ci permetteranno di avere un’idea più ampia della diffusione del virus nel nostro Paese».

Nelle prossime ore verranno diffuse specifiche soglie d’allarme sul contagio per ciascuna area del Paese. Questo sarà importante perché potremo concordare con le regioni e le province autonome degli allentamenti delle misure contenitive su base geografica. «Dovremo sempre basarci su precisi presupposti scientifici – ha detto Conte alla Camera – e non possiamo basarci su singole iniziative improvvide di singoli enti locali. Voglio ricordare che iniziative che allo stato delle previsioni vigenti che comportino misure meno restrittive non sono possibili, perché in contrasto con le norme e quindi illegittime».

Conte alla Camera: le misure economiche contro la crisi da coronavirus

Se nei prossimi giorni, la risposta dei dati dovesse essere positiva, allora il governo consentirà delle riaperture anticipate, non solo nella ristorazione, ma anche nel mondo dello sport e di quello della cultura. «L’emergenza economica è evidente – ha detto Conte – e il DEF aggiorna il quadro economico del Paese. La previsione ufficiale del PIL per il 2020 è una contrazione dell’8%, sconta una caduta del PIL del 15% e un rimbalzo nella seconda parte dell’anno. Il DEF non esclude anche scenari peggiori, con un crollo del PIL maggiore e una ripresa più lenta. Daremo ancora altre misure per i lavoratori, rafforzando le misure del Cura Italia, saranno prolungate le misure di sostegno al lavoro e al reddito, non possiamo permettere che l’emergenza sanitaria acuisca l’emergenza sociale. Il governo non lascerà indietro nessuno: daremo un riconoscimento significativo per le province più colpite dal Covid-19».

Giuseppe Conte parla di un via libera di 12 miliardi di euro per sbloccare fondi di supporto ai settori produttivi più colpiti, comprese erogazioni di finanziamenti a fondo perduto, per parificare le perdite delle aziende. Complessivamente, si parlerà di un intervento di 15 miliardi di euro. «Cercheremo di favorire il turismo interno, sia attraverso fondi alle strutture, sia attraverso bonus alle famiglie che trascorreranno le vacanze in strutture italiane. Inoltre, il governo eliminerà l’aumento dell’IVA previsto originariamente per il 2021. Per questo, con lo scostamento autorizzato dal parlamento, favoriremo gli investimenti e li esemplificheremo».

Conte alla Camera: il lungo passaggio su bambini e disabili

Il presidente del Consiglio ha parlato poi della categoria dei bambini e dei ragazzi: «Non possiamo ignorare che per molti bambini il pasto nelle mense scolastiche è di norma quello più completo della giornata e che in alcune famiglie mancano strumenti informatici per continuare a studiare anche a distanza. Al contempo, le mura domestiche per altri bambini e ragazzi possono peggiorare le situazioni a rischio: per questo il governo intende dedicare alle famiglie e ai minori lo spazio che meritano nei prossimi provvedimenti normativi. Sarà cruciale preparare e sostenere progetti territoriali da affrontare nella fase 2 dell’emergenza per tutelare anche il diritto al gioco e al divertimento, senza compromettere le norme di distanziamento sociale che dovranno essere mantenute. Condivido l’urgenza di riprogettare gli spazi educativi, con l’utilizzo degli spazi di prossimità».

Attenzione anche alla disabilità: la riapertura dei centri diurni in sicurezza, ma anche una quota di risorse per incrementare il fondo nazionale sull’autosufficienza e sulla disabilità grave.

Il governo preparerà un secondo decreto legge nei prossimi giorni, ha ricordato Conte. Una risposta pubblica, secondo il presidente del Consiglio, che possa rinnovare le infrastrutture del Paese e che possa produrre innovazione verde e innovazione digitale. «In queste settimane – ha detto Conte – tutto il Paese ha dovuto riorganizzarsi, penso alla didattica a distanza e allo smart working: tutti questi sono esempi che ci mostrano l’urgenza di riattivare investimenti pubblici e privati per predisporre un ambiente normativo quanto più efficiente. Intendiamo proseguire i lavori sull’agenda 2023 per consentire una drastica semplicazione delle procedure amministrative per rilanciare gli investimenti».

L’appuntamento è per i prossimi giorni in Parlamento: «Dobbiamo procedere con speditezza per completare la messa a terra di quanto già fatto in questo periodo. I cittadini italiani meritano risposte efficaci: per questo abbiamo adottato i dpcm. Non mi sfugge la portata dei rilievi che sono stati fatti in merito alla riserva di legge e al principio di legalità: questi presidi di garanzia non sono stati trascurati. Il 31 gennaio scorso è stato deliberato per la durata di sei mesi lo stato di emergenza a livello nazionale, dal quale discendono particolari prassi giuridiche filtrate dalla Corte Costituzionale. L’autorità amministrativa deve avere un certo grado di discrezionalità, pur ammettendo che una pandemia come quella che stiamo vivendo non è un fatto puntuale che si verifica una volta per tutte: la pandemia è un processo che si sviluppa con una continua evoluzione e ciò impone una maggiore elasticità nell’interpretazione delle norme. Il diritto costituzionale è equilibrio: quando in questa stagione è in discussione il diritto alla vita e alla salute (presupposti per il godimento di tutti gli altri diritti), le scelte, per quanto tragiche, diventano addirittura obbligate. Sono consapevole della responsabilità della firma di un atto che, appena entrato in vigore, incideva sui diritti dei cittadini italiani: ho agito in scienza e coscienza per la difesa di un valore primario rispetto al quale altri diritti non possono che recedere. Come giurista avverto come ingiusta l’accusa di aver compresso le libertà professionali: per un tempo determinato, sulla base di solidi presupposti giuridici, si è deciso di ricorrere a uno strumento che poteva assicurare la più elevata garanzia per adattarsi a una situazione imprevedibile. Il Parlamento non sarebbe stato coinvolto? Le misure sono state l’esito di principi di proporzionalità e tempestività e ciò non vale ai primi decreti adottati: anche l’ultimo decreto che produrrà effetti dal 4 maggio non poteva non essere adottato con estrema urgenza, per agevolare le imprese che dovranno mettersi in sicurezza. Il Parlamento dispone di tutti gli strumenti per poter indirizzare l’azione di governo. Il governo sarà sempre molto attento ai contributi che le Camere potranno portare e lo sarà ancora di più nella fase che partirà dal 4 maggio».

«L’immagine dell’Italia è cresciuta ed è percepita come migliore all’estero – ha concluso Conte -, ma questo non è merito del governo, ma dei cittadini italiani: li dobbiamo ringraziare per i sacrifici fatti. Se siamo riusciti a piegare la curva del contagio è tutto merito loro. Nessuna previsione scientifica può spingersi a predire l’indice R0, l’unica misura sarà il nostro senso di responsabilità e io sono fiducioso».

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