Il Garante Privacy europeo boccia il modello “Consent or Pay” di Meta

Lo strumento che l'azienda di Facebook e Instagram utilizza per trovare una soluzione alla questione del trattamento dei dati degli utenti non piace all'autorità europea

18/04/2024 di Gianmichele Laino

Consent or pay, dai il consenso oppure paga. Con questa formula i social network made in Meta – ovvero Instagram e Facebook – hanno trovato una scappatoia rispetto alle lamentele delle autorità rispetto al tracciamento degli utenti e alla loro profilazione per ragioni di pubblicità. In passato, si trattava di una questione che non era in alcun modo normata e che, in fondo, ha rappresentato una delle fortune dell’algoritmo di queste piattaforme: grazie al semplice utilizzo delle funzionalità di Instagram e Facebook (utilizzo “gratuito”), l’utente non faceva altro che lasciare delle piccole tracce che consentivano a Meta di intercettarne gusti e preferenze, proponendogli – a sua volta – ulteriori contenuti che rientravano in questa scala di gradimento. Tuttavia, con una maggiore diffusione della cultura del dato, con una maggiore incidenza delle normative a livello europeo e con un’azione sempre più particolare e incisiva delle autorità per la protezione dei dati personali, Meta è stato avvertito della non correttezza di questa operazione. La conseguenza è stata quella di individuare, recentemente, una alternativa binaria per l’utilizzo dei contenuti delle sue piattaforme: se l’utente non vuole pagare, deve “restituire” valore attraverso l’accesso ai dati di profilazione; se l’utente non vuole essere profilato, invece, deve pagare per servirsi delle piattaforme. Questa soluzione non piace, però, all’EDPB, il Garante europeo della privacy, che ha espresso un parere in proposito che può ribaltare il risultato.

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Consent or pay, le eccezioni sollevate dal Garante europeo della privacy

Il garante europeo ha rilevato, infatti, che in presenza di queste due alternative, l’utente è sempre spinto a fruire gratuitamente del servizio, senza scegliere l’opzione a pagamento. E questo lo colloca in una posizione di debolezza nei confronti del mercato, perché – apparentemente – non spende denaro, ma mette sul piatto un valore molto più importante come la tutela del dato personale. Per questo motivo, Meta dovrebbe individuare una terza strada da mettere a disposizione del suo utente. Non ci può essere, insomma, solo il consent or pay.

Secondo il garante, dunque, le grandi piattaforme le grandi dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di fornire ai singoli individui una “alternativa equivalente”, che non comporti il pagamento di una commissione. Ad esempio, offrire una fruizione della piattaforma gratuita senza pubblicità comportamentale, che possa prendere in considerazione il trattamento di pochi dati personali o, comunque, di nessun dato personale. Insomma, per fruire di Instagram e di Facebook gratuitamente, l’accesso a tutti i dati comportamentali viene ritenuto comunque un prezzo troppo alto per il Garante europeo. L’individuazione di una forma gratuita con questo livello di utilizzo del dato, infatti, potrebbe comportare uno squilibrio di potere tra l’individuo e il titolare del trattamento.

«I titolari del trattamento – ha detto Anu Talus, presidente del Garante europeo della privacy – dovrebbero fare sempre attenzione a evitare di trasformare il diritto fondamentale alla protezione dei dati in una funzionalità per cui gli individui devono pagare. Gli individui dovrebbero essere resi pienamente consapevoli del valore e delle conseguenze delle loro scelte».

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