Claudio Cecchetto e la proposta della radio ‘sovranista’: «Se la musica è buona non conta da dove arriva»

18/02/2019 di Redazione

Una frase che è un inno alla musica. Poi la timida apertura, perché – in fondo – anche questa è sperimentazione. Claudio Cecchetto è una delle persone che maggiormente ha influenzato, dietro al microfono di una radio, i gusti musicali degli italiani almeno dagli anni Ottanta in poi. Dj di esperienza, è stato scopritore di talenti e influencer ante litteram su tutto ciò che trasmetteva la radio.

Claudio Cecchetto e la proposta della Lega sulla musica in radio

Oggi Claudio Cecchetto è stato chiamato in causa dal quotidiano Il Messaggero per commentare la proposta di legge di cui il primo firmatario è Alessandro Morelli (ex direttore di Radio Padania) per incentivare la musica italiana, trasmettendo un brano tricolore ogni tre nei palinsesti radiofonici. Una proposta che punta anche a introdurre un 10% di brani trasmessi dalle singole emittenti obbligatoriamente legati a nuove proposte. Nel disegno di legge sono previste anche delle sanzioni – come lo stop variabile dell’emittenza – per chi non dovesse rispettare questi parametri.

La premessa è doverosa, l’inno alla musica di cui sopra: «Non bisogna trattarla come i cioccolatini – spiega Claudio Cecchetto -. Stiamo parlando di arte e se la musica è buona io non sto vedere da dove arriva». Detto questo, tuttavia, il dj e scopritore di talenti non esclude che possa avviarsi una fase di sperimentazione: «Si può sempre provare, se poi funziona è bene. Altrimenti torniamo indietro».

Claudio Cecchetto dice che la musica non ha confini

Ma per Cecchetto mettere dei confini alla musica, specialmente nel periodo della globalizzazione, è praticamente impossibile. «Non si possono creare dei feudi musicali – dice al Messaggero – quando si cerca con difficoltà di fare l’Europa unita». Del resto, come dargli torto? Il dibattito sulla proposta di legge della Lega, in ogni caso, è ancora aperto. Nei prossimi giorni si consumeranno i passaggi successivi dell’iter. La legge, così com’è, fa discutere. Chissà se supererà l’esame del Parlamento e chissà – possiamo dirl0 – se cambierà la musica.

FOTO: ANSA / ETTORE FERRARI

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