Quello che Giorgia Meloni non dice sulla “chiusura” della Feltrinelli nella Galleria Sordi
La narrazione della leader di Fratelli d'Italia parte da presupposti sbagliati. Ecco come stanno veramente le cose
31/05/2022 di Enzo Boldi
La politica non riesce proprio a raccontare ai propri elettori storie che abbiano almeno i requisiti delle verosimiglianza. E così accade che anche un argomento molto delicato (perché coinvolge lavoratori e tutto il tessuto economico di una realtà, in questo caso Roma) come quella che viene raccontata come la chiusura dello storico negozio Feltrinelli nella Galleria Sordi diventi un argomenti di propaganda elettorale a cui mancano le radici della verità. E grande protagonista, ancora una volta, di questa dinamica è Giorgia Meloni.
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Tutto parte da una notizia (e anche i media hanno responsabilità, non avendola raccontata nel dettaglio e con titoli che portano a conclusioni affrettate) diffusa negli ultimi giorni: la chiusura della storica sede della libreria Feltrinelli di via del Corso – a Roma – nell’iconica Galleria Sordi. Proprio davanti all’ingresso di piazza Colonna dove ha sede Palazzo Chigi. Si tratta di una storia reale, ma Giorgia Meloni l’ha raccontata così ai suoi follower-elettori.
Dare priorità all’economia reale significa sostenere il sistema Italia. Tornare in fretta ad essere una grande Nazione operosa e produttiva – dove chi lavora e crea ricchezza viene premiato – è uno degli obbiettivi che vogliamo raggiungere ad ogni costo.
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) May 31, 2022
La leader di Fratelli d’Italia usa il chiavistello della crisi economica per accusare il governo (i governi) di aver sperperato soldi invece di sostenere il “commercio di prossimità”. E già qui c’è un errore: definire via del Corso e la Galleria Alberto Sordi (ma anche via Cola di Rienzo, dove aveva sede lo storico alimentari “Franchi“, tra l’altro chiuso nel luglio del 2021) dei luoghi in cui avviene del commercio di prossimità è un esercizio stilistico fallace. Parliamo, infatti, di due strade ad alta percorrenza turistica in zone abitate non propriamente da famiglie che fanno parte del ceto medio-basso. Insomma, il giro di affari per i due locali citati da Giorgia Meloni c’era. Altro problema, invece, riguarda i canoni di locazione per i locali nel centro di Roma (ma anche in molte altre città): molte attività, infatti, non sono riuscite e non riescono (perché è verissima la storia degli esercizi commerciali che hanno chiuso i battenti per problemi economici) a sostenere le spese.
Chiusura Feltrinelli Galleria Sordi, cosa sta succedendo
Detto ciò, torniamo al caso della chiusura Feltrinelli Galleria Sordi. Perché quell’attività commerciale chiuderà i battenti? Veramente è colpa della “crisi”? La realtà delle cronache racconta altro, parlando esclusivamente di questo caso specifico. Entro l’inizio dell’estate, infatti, inizieranno dei lavori di ristrutturazione all’interno di quel luogo di proprietà del gruppo Sorgente (una holding che si occupa di costruzioni edilizie, finanza e restauro). Lavori che dureranno almeno 10 mesi e, come spiegato dalla stessa Feltrinelli, la chiusura temporanea (questo è il tema fondamentale) di quello store (il più grande di Roma) non è stata una decisione autonoma, ma è figlia di questi lavori strutturali e necessari.
Impalcature elettorali
E già il primo punto della narrazione di Giorgia Meloni decade. Ma nel lavoro di ristrutturazione della notizia data dalla leader di Fratelli d’Italia occorre inserire un altro ponteggio che, in questo caso, arriva da ciò che le fonti stampa del gruppo Feltrinelli hanno detto rispondendo alle domande di RomaToday: non è detto che la Feltrinelli abbandonerà la Galleria Alberto Sordi nel centro di Roma, perché le trattative per il ritorno in quella sede (al termine dei lavori) sono ancora in corso. Ovviamente, però, i dipendenti (si parla di circa 20 persone) saranno assorbiti dagli altri negozi – sparsi sul territorio capitolino – del gruppo della storica casa editrice. Insomma, le trattative per rientrare nella Galleria Sordi alla fine dei lavori sono in corso. Non sorprenderebbe, ovviamente, una decisione da parte dell’azienda di non forzare la mano e trovare luoghi alternativi in cui aprire un nuovo store. Perché dieci mesi di chiusura per “cause terze” possono provocare un danno economico di rilievo. Anche considerando il flusso di turisti che negli anni hanno visitato e acquistato libri e altro in quel negozio.