Non c’è legame tra l’adenovirus di scimpanzé di AstraZeneca e il vaiolo delle scimmie

La bufala si sta diffondendo in maniera virale sui social network, partendo dall'immagine del foglietto illustrativo del vaccino AstraZeneca contro il coronavirus

26/05/2022 di Redazione

Un foglietto illustrativo del vaccino AstraZeneca contro il coronavirus. L’associazione diretta tra la parola scimpanzè e il concetto di vaiolo delle scimmie. Un post su Facebook per comunicare al mondo la scoperta, creando panico e timori ingiustificati, soprattutto se si seguono i fatti di cronaca sanitaria dell’ultimo periodo. Partita nel Regno Unito, la bufala dell’associazione tra il vaccino AstraZeneca e il vaiolo delle scimmie è arrivata anche in Italia. La fake news si presenta sotto questa forma: l’immagine del foglietto illustrativo ben evidenziata e cerchiata, la caption di turno e l’invito a condividere la notizia nella propria community. La segnalazione è partita da Facta News, che – oltre a curare un progetto sulla disinformazione in Italia – fa parte del team dei debunker indipendenti di cui Facebook si serve per monitorare la disinformazione diffusa sulla piattaforma.

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Astrazeneca e vaiolo delle scimmie, la bufala

È vero che c’è un riferimento all’adenovirus degli scimpanzè all’interno del foglietto illustrativo che accompagna il vaccino di Astrazeneca contro il coronavirus. Nella fattispecie, il passaggio è il seguente:

«una dose (0,5 mL) contiene: Adenovirus di scimpanzé che codifica per la glicoproteina spike del SARS-CoV-2 ChAdOx1-S*, non inferiore a 2,5 x 108 unità infettive. Prodotto in cellule renali embrionali umane geneticamente modificate (HEK) 293 e mediante tecnologia del DNA ricombinante».

Ci sono due elementi da sottolineare: il primo è che il virus presente non può essere infettivo, perché è stato modificato appositamente; il secondo elemento è che l’adenovirus di scimpanzè è diverso dai poxvirus (la categoria del virus del cosiddetto vaiolo delle scimmie). Dunque, non è possibile che il vaiolo delle scimmie – causato da un virus della famiglia dei poxvirus – sia collegato a un virus (tra l’altro reso innocuo) di un’altra tipologia. È vero che le notizie sulla diffusione di forme più aggressive di malattie sono sempre molto preoccupanti e, dopo due anni e mezzo di pandemia, destano sempre delle grandi afflizioni. Tuttavia, occorrerebbe limitare la disinformazione in materia e impedire accostamenti suggestionanti e complottistici come questo.

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