La Cassazione sull’omicidio di Marco Vannini: il processo è tutto da rifare

07/02/2020 di Redazione

Inizialmente era stato condannato a 14 anni. La Corte d’Appello, invece, aveva ridotto la pena a 5 anni. Antonio Ciontoli, venerdì 7 febbraio, si è presentato di fronte alla Corte di Cassazione per l’ultimo grado del processo per la morte del giovane Marco Vannini. Quest’ultimo, fidanzato della figlia di Antonio Ciontoli (Martina), morì all’interno del bagno della casa dei suoceri, nella vasca da bagno. Le polemiche seguite a quel tragico 18 maggio 2015 riguardarono le modalità dell’omicidio, il ritardo nei soccorsi, le intercettazioni ambientali che mostravano una certa indifferenza rispetto all’accaduto nella famiglia Ciontoli. Adesso la Cassazione ha deciso che tutto il processo ai danni di Antonio Ciontoli va rifatto daccapo. Non c’è stata uniformità tra pena e delitto e la motivazione resta nel fatto che Marco Vannini morì per il colpevole ritardo con cui sono stati avvisati i soccorsi.

LEGGI ANCHE > Selvaggia Lucarelli: «Se schifare questo meccanismo significa difendere Ciontoli, io difendo Ciontoli»

Cassazione Marco Vannini, il giorno della sentenza

Poi, l’iter processuale che è stato molto tormentato. Alla lettura della sentenza della Corte d’Appello, che ha ridotto da 14 a 5 gli anni di condanna per Antonio Ciontoli, la madre di Marco Vannini è esplosa contro i giudici, che a loro volta hanno replicato alla donna chiedendole se per caso volesse farsi una passeggiata a Perugia (il tribunale che giudica i potenziali reati contro esponenti della magistratura).

Oggi, si annuncia una sit in molto partecipato di fronte la Cassazione a Roma, perché i familiari e gli amici di Marco Vannini – ma anche tantissime persone che hanno seguito la vicenda sui media nazionali – hanno deciso di chiedere ad alta voce verità per il giovane rimasto ucciso in circostanze ancora completamente da chiarire. Il ragazzo è stato colpito con una pistola: intorno a quest’arma si è costruita tutta la strategia difensiva di Antonio Ciontoli. Quest’ultimo aveva dapprima dichiarato che il colpo era partito accidentalmente, poi aveva corretto la sua dichiarazione affermando che l’azione dello sparo era stata intenzionale, ma che lui credeva che la pistola fosse scarica.

Cassazione Marco Vannini, il processo giudiziario e quello mediatico

I processi mediatici hanno già deciso da che parte stare e, in questi anni, i familiari di Martina Ciontoli sono stati raggiunti sempre più spesso da occhi indiscreti delle telecamere per cercare di carpire qualche scoop o qualche ulteriore informazione che potesse chiarire la dinamica dei fatti. Recentemente, sono state pubblicate anche delle intercettazioni che attesterebbero le strategie usate dalla famiglia per aggirare una eventuale richiesta di risarcimento dei danni. Oggi, la Cassazione ha determinato – con la sua sentenza – che non potrà ancora essere messo il punto su una delle vicende più crude della cronaca italiana degli ultimi anni.

Share this article