Selvaggia Lucarelli: «Se schifare questo meccanismo è difendere Ciontoli, io difendo Ciontoli»
11/05/2019 di Redazione
La storia della famiglia Ciontoli e della morte di Marco Vannini, in Italia, la conoscono più o meno tutti. Un ragazzo di 20 anni va a cena dalla famiglia della fidanzata e viene ucciso. Il padre, accusato di aver sparato, ha sulle spalle una pena di cinque anni di reclusione dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello (in primo grado erano 14 anni). Il tam tam mediatico punta a far leva su una storia oggettivamente terribile e dipinge ogni giorno la famiglia Ciontoli come dei mostri. Proprio in virtù di questo tritacarne mediatico, da qualche tempo a questa parte, inizia a emergere qualche voce fuori dal coro.
Selvaggia Lucarelli riflette sul tritacarne mediatico per la famiglia Ciontoli
Ci aveva provato la conduttrice di Un giorno in Pretura, Roberta Petrelluzzi, a richiamare l’attenzione – con un messaggio sui social network – sulla violenza verbale contro Martina Ciontoli, che all’epoca dei fatti era la fidanzata di Marco Vannini. Oggi, anche Selvaggia Lucarelli dalle colonne del Fatto Quotidiano prende una posizione molto netta sul tema.
Non si può pensare, ovviamente, che chi cerca di tirare fuori dal tritacarne mediatico – magari consegnandoli al silenzio della loro intimità – la famiglia Ciontoli sia contraria ai sentimenti della famiglia Vannini. Quello che hanno provato con la morte inspiegabile del loro figlio di 20 anni è un dolore nemmeno lontanamente immaginabile. Selvaggia Lucarelli è molto chiara a riguardo.
L’indignazione contro la famiglia Ciontoli
Tuttavia, elenca tutte le azioni che sono state fatte per gettare ancor più discredito sulla famiglia Ciontoli, arrivando ad affermare che «nessuno dei colpevoli di delitti ancor più efferati (omicidi pianificati e mattanze atroci) è stato oggetto di un odio collettivo così ostinato». E allora ricorda le voci incontrollate e mai provate su una presunta richiesta di Martina Ciontoli di avere un buon voto a un esame universitario perché il suo studio approssimativo era dovuto al trauma subito dalla vicenda; ricorda che Martina è stata licenziata due volte perché negli ospedali dove lavorava c’erano le troupe giornalistiche ad attenderla a ogni cambio turno; ricorda che è stata diffusa una petizione su change.org per radiare Martina Ciontoli dall’albo degli infermieri; ricorda l’odio degli haters quando è stata diffusa la sua fotografia con un nuovo fidanzato.
«Se schifare questo meccanismo – scrive Selvaggia Lucarelli – è difendere i Ciontoli, allora difendo Ciontoli». Il tutto senza mai mancare di rispetto alla famiglia della vittima, ovviamente, ma mettendo in tavola una discussione molto seria sul giornalismo (o sull’intrattenimento) d’assalto che fa audience sulle spalle delle tragedie personali. Da un lato e dall’altro.