Il caso della cartella clinica di Messina Denaro e il “diritto di cronaca”

Il monografico di Giornalettismo sul caso della settimana. Un viaggio nelle pieghe della legge e delle regole deontologiche

22/01/2023 di Redazione Giornalettismo

È stata la notizia della settimana. Anzi, degli ultimi 30 anni. Dopo una lunghissima latitanza, Matteo Messina Denaro è stato arrestato a Palermo. Il boss di Cosa Nostra (capomandamento di Castelvetrano), che aveva fatto perdere le proprie tracce nell’estate del 1993 dopo una vacanza – con i fratelli Graviano – in quel di Forte dei Marmi. Uno spaccato della storia, colorata di sangue, dell’Italia. Un’ampia porzione di quel male atavico chiamato mafia che imperversa, sotto forma di sistema, nel nostro Paese. L’arresto è avvenuto in una clinica oncologica palermitana (“La Maddalena“), dove colui il quale aveva assunto l’identità del prestanome Andrea Bonafede si stava sottoponendo alle cure e alle visite di rito. Poi cosa è successo? Dal punto di vista giornalistico la narrazione è andata oltre, arrivando persino alla pubblicazione della cartella clinica (in realtà più di una) di Matteo Messina Denaro. È diritto di cronaca o violazione del diritto di protezione dei dati sanitari di una persona?

Cartella clinica Messina Denaro, il monografico di Giornalettismo

Il confine sembra essere molto labile e l’opinione pubblica si è spaccata su questo tema. C’è chi, per via delle condanne per efferati delitti (e stragi), sostiene che un personaggio come il boss di Castelvetrano non possa rivalersi sul diritto alla privacy concernente i propri dati sanitari. Poi, invece, c’è la legge e il rispetto dei dati personali (come previsto dal GDPR). E proprio su quest’ultimo punto si è snodato il monografico di Giornalettismo, partendo proprio da quei quotidiani (molti, quasi tutti) che anno deciso di condividere e pubblicare la cartella clinica Messina Denaro.

Dopo questa “cronaca” mass-mediologica, siamo andati in punta di legge cerando di spiegare la disciplina – in Italia – del trattamento dei dati sanitari. Legislazione, giurisprudenza e deontologia giornalistica: perché le testate che hanno deciso di pubblicare quei dati del boss di Castelvetrano non hanno rispettato la Carta di Perugia (quella sui diritti delle persone malate). Per questo motivo, abbiamo intervistato Alvaro Fioretti (firmatario della suddetta carta deontologica e, all’epoca, Presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria. Ma il nostro piccolo viaggio nelle pieghe della legge non si è fermato qui: abbiamo, infatti, parlato con la giurista Vitalba Azzollini che per prima aveva sottolineato il comportamento illecito dei giornalisti nella pubblicazione della cartella clinica Messina Denaro.

Il nostro approfondimento è andato a toccare anche la politica. Nel giorno dell’arresto del boss di Cosa Nostra, la totalità dei politici della maggioranza al governo ha esultato. D’altronde la cattura di uno dei ricercati più pericolosi d’Italia è e resta un evento da celebrare. Ma, come spiegato dalle forze dell’ordine, buona parte delle indagini si sono basate sulle intercettazioni. Eppure il governo attuale vuole limitare le intercettazioni attraverso i trojan. Infine, abbiamo raccontato un episodio curioso e divertente: la storia dell’ex direttore del Tg2 – Mauro Mazza – che su Twitter ha taggato @messinadenaro (un profilo silente da anni e che nulla aveva a che vedere con il boss mafioso).

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