È proprio necessario per le istituzioni avere un canale Whatsapp? Il caso del Comune di Roma

Nell'elenco troviamo anche Agenzia delle Entrate, Regione Veneto e Ministero dell'Ambiente

09/10/2023 di Enzo Boldi

Hanno siti istituzionali, pagine Instagram, Facebook, X, YouTube e Linkedin. Possono interagire e dare informazioni, dunque, a tutti i cittadini seguendo i princìpi alla base della comunicazione multimodale. Di pari passo con l’epoca digitale che stiamo vivendo. Tutto ciò sembra non bastare, nonostante investimenti e spese pubbliche fatte nel corso degli anni per migliorare gli aspetti comunicativi ed essere “al fianco” dei cittadini che si trasformano sempre più in utenti. Per fare un esempio concreto, oggi parleremo del canale Whatsapp del Comune di Roma (ma anche di quelli nati di recente e collegati ad alcune istituzioni).

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Scorrendo lungo la lista dei canali presenti su Whatsapp (ultima innovazione introdotta da Meta per la sua app di messaggistica istantanea), siamo incappati in alcuni nomi noti del mondo istituzionale italiano. Tra i più seguiti troviamo l’Agenzia delle Entrate, la Regione Veneto, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e quello relativo a Roma Capitale. Nel mare magnum di content creator, società private (sportive e non), cantanti e attori, ecco che anche alcune istituzioni hanno deciso di sfruttare questa opportunità.

Canale Whatsapp Comune di Roma e altre istituzioni

Attenzione, però: stando ai comunicati e alle dichiarazioni ufficiali, tutte queste istituzioni sono state scelte da Meta (e le istituzioni hanno raccolto l’invito). Queste, per esempio, le parole di Luca Zaia dello scorso 13 settembre, giorno in cui la Regione Veneto è sbarcata nella cerchia (ancora) ristretta dei canali Whatsapp.

«La Regione del Veneto è stata selezionata da Meta come prima e unica regione italiana a sperimentare in anteprima questa funzionalità. E’ un servizio di trasmissione privato e attento alla privacy e chiunque potrà iscriversi per seguirci – prosegue il Governatore -. Infatti, i canali sono separati dalle chat e non sarà possibile per il gestore vedere l’identità dei follower. Siamo tra i primi ad aver aderito a questa possibilità che ci proietta a tutti gli effetti tra le istituzioni più social del mondo; non un vezzo, ma la precisa volontà di rendere trasparente e proattiva l’informazione verso tutti i nostri cittadini». 

Anche Roma Capitale, Agenzia delle Entrate e Ministero dell’Ambiente hanno spiegato che la modalità di approdo sull’app con un canale è avvenuta (in anteprima rispetto alla possibilità di crearne uno per tutti gli altri) tramite indicazione proveniente direttamente dall’azienda di Mark Zuckerberg. Sta di fatto che in un’epoca di spending review che dovrebbe coinvolgere anche la spesa pubblica, tutto ciò appare particolarmente controverso. Per fare un esempio concreto, parliamo del Canale Whatsapp Comune di Roma.

L’annuncio social, pubblicato solo qualche giorno fa, va a braccetto con un reel pubblicato sulla stessa pagina Facebook e che vede protagonista il primo cittadino della capitale (Roberto Gualtieri). In entrambi i casi (a cui aggiungiamo anche la comunicazione istituzionale sul sito del Comune), si fa riferimento al “nuovo sistema di informazione multicanale dell’ente”, soprannominato INFoROMA. Il tutto nato pochi giorni prima dello “sbarco” anche su Whatsapp.

Investimenti?

Di cosa stiamo parlando? Si tratta, come si legge nel comunicato ufficiale, di una complessa e completa macchina informativa per raccontare ai cittadini – attraverso diverse forme di comunicazione – le notizie relative alla “cosa pubblica” capitolina:

«Attraverso tre canali, radio, web tv e newsletter, INFORoMA punta a raggiungere cittadine e cittadini con un’informazione pubblica più capillare e tempestiva. Uno strumento fondamentale per vivere la Capitale in vista del Giubileo e dell’apertura dei cantieri con i relativi cambi alla viabilità». 

Dunque, ricapitolando: una radio, una webTV e una newsletter (a cadenza bisettimanale). Ma proprio queste stesse informazioni saranno condivise anche sul canale Whatsapp Comune di Roma. In pratica, chi vuole avere informazioni su tutto ciò – anche in meri termini di viabilità – che accade e accadrà nella capitale, ha già tutti gli strumenti a disposizione. Perché oltre ai tre già citati, non dobbiamo dimenticare neanche il ruolo delle pagine social (Facebook, Instagram, X, YouTube e LinkedIn). Dunque, l’idea di un nuovo fronte Whatsapp appare un surplus rispetto alla spesa pubblica già stimata per un progetto come INFORoMA.

Le istituzioni e la chat di una multinazionale

Al netto di questo dettaglio (che così dettaglio non è) che riguarda tutte le istituzioni italiane (che hanno già molti canali comunicativi per “dialogare” e informare i cittadini), occorre aprire un focus sulla scelta – rinnovata – di come si scelga di cedere – ancora una volta – alle legge delle multinazionali Big Tech. L’ennesimo capitolo di una lotta intestina tra l’inseguire le tendenze del momento e il (non) trovare soluzioni in house per comunicare con i cittadini. Con una sfumatura che non può che far riflettere: soluzioni come INFORoMA o altre iniziative comunicative esistono e sono finanziate pubblicamente e, vista la loro natura multimodale, potrebbero essere sufficienti come interfaccia tra cittadino/utente e amministrazione pubblica. E, invece, si tende sempre a seguire il trend, aprendo – come in questo caso – un canale su un’app di una grande multinazionale (che in passato ha avuto enormi problemi per quel che riguarda la gestione dei dati). E se in questo caso sembra che la privacy sia comunque molto protetta, occorre riflettere – soprattutto alla luce dell’avvento dell’intelligenza artificiale – sull’assenza di coraggio. Del coraggio di saper dire no.

(Foto IPP/Fabio Cimaglia)

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