Bundeskartellamt contro Meta: storia di un contenzioso

A partire dal 2019, con la prima mossa della Bundeskartellamt tedesca, ha preso il via una lotta legale che ha portato alla fondamentale decisione su Meta che inciderà anche sulle altre grandi aziende tecnologiche

05/07/2023 di Redazione Giornalettismo

Le autorità nazionali antitrust possono vigilare sul rispetto del GDPR da parte delle Big Tech per quanto riguarda il rispetto della privacy e l’abuso di posizione dominante dovuto al mancato rispetto del regolamento: a questa conclusione è giunta la Corte di Giustizia dell’Unione Europea su richiesta dell’autorità federale tedesca (l’Oberlandesgericht Düsseldorf, il Tribunale superiore del Land). Si tratta di una storica decisione datata 4 luglio 2023 e che ha visto Meta perdere la battaglia contro l’autorità federale tedesca garante della concorrenza. Questo vuol dire che tutte le autorità garanti dei 26 Paesi membri dell’Ue possono chiedere di revisionare il modello di business di un’azienda di social media qualora questa vìoli privacy e protezione dei dati degli utenti. Come siamo arrivati fin qui?

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Tutto è cominciato con un’inchiesta della Bundeskartellamt su Meta

Abuso di posizione dominante: questo quanto contestato dall’autorità garante tedesca a Meta, che ha scelto di contestare la legittimità dell’azione della Bundeskartellamt in questo ambito facendo ricorso. Ricordo che, sfortunatamente per Mark Zuckerberg, non è stato accolto e, alla fine, la Corte di Giustizia Europea ha legittimato il parere dell’autorità tedesca – che aveva aperto l’inchiesta nel 2019 – creando un precedente.

Questa decisione arriva a un mese circa dalla maxi multa di 1,2 miliardi di dollari a Meta del garante irlandese per il trasferimento illecito di dati personali degli utenti delle piattaforme negli Stati Uniti (della quale avevamo parlato in un precedente monografico, approfondendo cause e conseguenze di una decisione che va ben oltre l’aspetto pecuniario). Come già accennato, tutto è partito nel 2019 con il Bundeskartellamt che aveva ordinato a Meta di interrompere la raccolta dei dati degli utenti senza che non ci fosse un loro esplicito consenso parlando – difatti – di abuso di potere sul mercato (commentando la decisione, Andreas Mundt (capo di Bundeskartellamt) ha affermato che «i dati sono un fattore decisivo per stabilire il potere di mercato. L’uso dei dati personali dei consumatori da parte delle grandi società di Internet può anche essere abusivo ai sensi della legge antitrust»).

Il provvedimento emesso all’epoca vietava quindi a Meta di andare a unire i dati provenienti da fonti diverse se prima non c’era stato il consenso esplicito dell’utente. Con un ricorso immediato al tribunale superiore di Düsseldorf Meta aveva potuto disporre dell’effetto sospensivo del dispositivo. L’ordinanza, all’epoca, era poi stata annullata dalla Corte Federale di Giustizia con una decisione del 23 giugno 2020.

Arriviamo poi al 24 marzo 2021, quando il tribunale regionale superiore di Düsseldorf – sottoponendo alla Corte di Giustizia Europea una serie di questioni – ha sospeso il procedimento fino a quando quest’ultima non avesse preso la decisione finale. Ed eccoci arrivati alla giornata del 2 luglio 2023, quando la CGUE ha scelto di interpretare le disposizioni del GDPR e dell’Antitrust in modo tale da fornire alle autorità nazionali la possibilità di vigilare sul rispetto della privacy e delle regole di mercato dalle grandi aziende tecnologiche.

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