L’Iss smonta tutte le bufale sul vaccino anti-coronavirus

Otto risposte ad altrettante domande che circolano sui social network

28/12/2020 di Gianmichele Laino

Con l’inizio della campagna di vaccinazione in Europa, partita ufficialmente il 27 dicembre, continuano a circolare ancora più insistentemente le bufale sul vaccino che già si erano venute a creare nei giorni scorsi. L’Istituto Superiore di Sanità, dunque, come servizio pubblico alla popolazione che utilizza abitualmente i social network, ha individuato otto domande più frequenti e ha dato otto risposte alle bufale più diffuse sulla vaccinazione anti Sars-Cov-2. Un vademecum che può risultare utile anche al mondo dell’informazione, nel caso in cui dovessero essere diffusi articoli controversi in merito alla campagna di vaccinazione più importante degli ultimi decenni.

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Bufale sul vaccino, il vademecum dell’Istituto Superiore di Sanità

Si parte dalla domanda delle domande, ovvero quella sulla sicurezza del vaccino anti coronavirus. Ovviamente, sono note le diverse posizioni – soprattutto sui social network – di chi sostiene che in un periodo di tempo così ristretto non possa essere stato individuato un vaccino sicuro e affidabile, dal momento che solitamente i periodi di sperimentazione sono molto più lunghi. Per il caso del coronavirus, vale la pena sottolineare che tutte le sinergie – a livello globale – sono state dedicate allo scopo, vista la specifica situazione di emergenza che ci siamo trovati ad affrontare. Per questo, l’ISS ricorda che «l’Agenzia europea per i farmaci, ha approvato il primo vaccino contro SARS-Cov-2 dopo averne verificato i requisiti di affidabilità».

La seconda domanda che ci si pone è sul mancato acquisto dei vaccini da parte dell’Italia, una polemica che ieri ha avuto una sua deviazione sul fatto che la Germania abbia ottenuto molte più dosi del nostro Paese relativamente alla prima tranche del vaccino Pfizer. In realtà, ricorda l’ISS, l’Italia è stata tra i primi Paesi al mondo «a opzionare le quantità di vaccini necessarie per la somministrazione a tutta la popolazione».

Si passa poi, in terza battuta, a smentire la mancata efficacia dell’attuale vaccino contro l’ormai celebre “variante inglese del coronavirus. Qui entra in gioco una spiegazione tecnica: il vaccino ha efficacia su molti frammenti della proteina Spike, che il virus produce per infettare le cellule. Una mutazione di una singola parte della sequenza del virus non può compromettere l’azione del vaccino sulla sua totalità.

Non è vero, sottolinea poi l’ISS, che il vaccino sarà solo per i ricchi dal momento che, in seguito a una campagna vaccinale preo-rganizzata, sarà messo a disposizione gratuitamente per tutta la popolazione, a partire dalle categorie che al momento sono individuate come le più deboli o le più esposte.

Bufale sul vaccino, la genetica e le mascherine per i vaccinati

Nella quinta fake news, si sottolinea come il vaccino a RNA (quello, per intenderci, prodotto da Pfizer) non modifichi affatto il codice genetico, ma trasporti esclusivamente delle informazioni per produrre gli anticorpi specifici contro il virus e contro la sua trasmissione nelle cellule. La protezione del vaccino, poi, non dura affatto poche settimane: nel corso della campagna vaccinale sarà opportuno capire se le dosi di richiamo saranno opportune. Il vaccino, infatti, potrebbe durare un anno (esattamente come quello dell’influenza) o più anni: ma questa possibilità potrà essere analizzata solo quando una fetta di popolazione molto sostanziosa sarà stata sottoposta a vaccinazione.

Le ultime due fake news riguardano altri luoghi comuni sul vaccino: la settima riguarda la sua inutilità perché non andrebbe a uccidere il virus (in realtà, il vaccino attiva il sistema di difesa dell’organismo contro il virus); l’ottava riguarda le misure di protezione a cui i vaccinati dovranno continuare a sottoporsi: non basta avere avuto il vaccino per rinunciare alla mascherina o al distanziamento sociale, occorrerà prima verificare – nel corso dell’avanzata della campagna vaccinale – che il vaccino, oltre a proteggere se stessi, è in grado anche di tutelare le altre persone con cui il vaccinato dovesse entrare in contatto.

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