La giornalista Laura Italiano ha dato le dimissioni dal NY Post perché «costretta a scrivere una fake news»

Nell'articolo si affermava che il libro di Kamala Harris fosse stato regalato, in un kit d'accoglienza, ad alcuni minori migranti

28/04/2021 di Gianmichele Laino

Laura Italiano poteva far passare quanto accaduto sotto silenzio. Invece, ha scelto un’uscita pubblica – su Twitter – per raccontare la verità dei fatti e mettere in imbarazzo il New York Post, la testata che appartiene a News Corp di proprietà d Rupert Murdoch. Si è dimessa dopo aver firmato una fake news su Kamala Harris: secondo il New York Post, infatti, ad alcuni minori migranti veniva donato, come kit di accoglienza, il libro che la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris aveva scritto nel 2019. La notizia si sarebbe basata unicamente su una fotografia della Reuters, all’interno della quale si vedeva una copia del libro della Harris all’interno di un centro di accoglienza. La giornalista Laura Italiano ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni e di spiegare come si era arrivati alla realizzazione di quell’articolo.

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Bufala New York Post, le dimissioni della giornalista

«Un annuncio – ha scritto Laura Italiano su Twitter -: oggi ho consegnato le mie dimissioni ai miei editori del New York Post. La storia di Kamala Harris – una storia sbagliata che mi è stato ordinato di scrivere e contro la quale non sono riuscita a opporre resistenza abbastanza duramente – è stato il mio punto di rottura. È stato un privilegio coprire le notizie dalla città di New York insieme a colleghi che stimo e ammiro. È molto triste andare via».

La notizia ha avuto un’ampia eco mediatica negli Stati Uniti: diversi politici conservatori l’hanno citata e l’hanno diffusa ed è stata persino fatta una domanda dalla sala stampa della Casa Bianca sul tema. In realtà, non esistono copie del libro di Kamala Harris distribuite come kit di accoglienza ai minori migranti nei centri di accoglienza. La foto della Reuters, come debunkato successivamente dal Washington Post, si riferiva a un unico centro di accoglienza, quello di Long Beach: la copia era stata donata da un membro della comunità in occasione di una raccolta di libri e giocattoli in favore dei minori ospiti di quel centro di accoglienza.

Occorre notare come la giornalista, sebbene abbia riconosciuto di non essere stata abbastanza risoluta nell’opporsi a una storia “forzata”, abbia immediatamente rassegnato le proprie dimissioni, svelando anche il clima – che potremmo definire propagandistico – che caratterizza la redazione del New York Post. Il problema dell’informazione parte anche da qui: non si tratta soltanto di bufale della rete, ma di un sistema di pressioni e di ideologia politica che favorisce la diffusione di fake news.

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