La verità sulla frase «vincerà il virus» e l’ad di Pfizer

Un articolo del Tempo, a firma Franco Bechis, sta circolando moltissimo. Ma ci sono alcune precisazioni

25/04/2021 di Gianmichele Laino

C’è un articolo del Tempo, firmato da Franco Bechis, che si sta diffondendo in maniera molto rapida sui social network. Il titolo è di quelli preoccupanti: Vincerà il virus, ecco la rivelazione choc di Pfizer. Attenzione, perché non ci sono virgolette in questo titolo e, dunque, il fatto di ritenere che il coronavirus possa vincere è da considerarsi interpretazione del titolista o dell’estensore dell’articolo. La «rivelazione choc di Pfizer», insomma, non ha nulla a che vedere con questa espressione molto forte, come si evince nel corpo stesso del testo.

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Terza dose Pfizer e efficacia sulle varianti, cosa c’è da sapere

In realtà, l’articolo parla di un’assemblea dei soci di Pfizer del 22 aprile, all’interno della quale l’amministratore delegato Albert Bourla parla delle previsioni economiche relative all’impegno della casa farmaceutica nella produzione di vaccino. Una produzione che, va da se, non diminuirà nel 2022, ma aumenterà. Una conseguenza del fatto che, al momento, la vaccinazione è realtà soltanto in una parte dei Paesi ricchi – in base ad alcuni accordi con le case farmaceutiche -, mentre in grandi aree del pianeta la copertura vaccinale resta ancora un miraggio. Pfizer non può non tenerlo in conto e, dunque, questo dato – l’aumento della produzione del vaccino per il 2022 – non basta a giustificare l’espressione che vincerà il virus.

Nell’articolo vengono poi citati diversi passaggi dell’intervento di Bourla all’interno dell’assemblea dei soci. In uno di questi si afferma: «L’ho già detto pubblicamente. Ci sarà bisogno di un richiamo e ci sarà bisogno di rivaccinazioni annuali o comunque periodiche negli anni successivi». Stando a quanto riportato in assemblea, questa affermazione si basa su studi effettuati da Pfizer insieme alle autorità sanitarie di diversi Paesi del mondo, che indicherebbero una leggera riduzione dell’efficacia del vaccino con il passare dei mesi, fermo restando che nei sei mesi dalla somministrazione l’efficacia resta molto alta.

Ricordiamo sempre il contesto: questa affermazione è fatta da una casa farmaceutica che ha tutto l’interesse economico nel vendere altre dosi di vaccino. Come ha ricordato anche Roberto Burioni, tuttavia, non esiste al momento alcuna efficacia scientifica che faccia supporre l’esigenza di un richiamo a breve.

Nel testo, inoltre, si riportano dubbi anche sulla possibile efficacia dei vaccini alle varianti. Anche su questo Burioni è chiarissimo: «Non c’è evidenza scientifica che esista una variante in grado di sfuggire ai vaccini a mRNA (la tipologia del vaccino Pfizer, ndr) – si legge in un tweet che alla fine riporta una chiusura piuttosto polemica -: Capisco che Pfizer desideri che sia necessario un richiamo ogni anno, ma in minimo di decenza non guasterebbe».

Insomma, bisogna prestare attenzione a fare titoli così perentori, soprattutto quando si riportano affermazioni di personalità che hanno interessi economici nella vendita e nella distribuzione di farmaci e vaccini. Una cosa sono i bilanci previsionali economici di un’azienda, un’altra è la lotta alla pandemia.

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