Come il NYT è stato costretto a cedere la gestione del suo gruppo FB di cucina ai suoi stessi iscritti

L'onerosa moderazione dei contenuti, che erano ormai incentrati anche su politica e Covid, ha costretto i redattori ad affidare il gruppo ai suoi stessi membri

23/03/2021 di Ilaria Roncone

Non esistono precedenti per un fatto del genere. In data 16 marzo 2021 su NYT Cooking – gruppo che riunisce più di 76 mila iscritti, nato per veicolare i contenuti che vengono dalla sezione cucina del giornale – è comparso un post in cui il New York Times ha annunciato che non saranno più i suoi redattori a occuparsene. La natura del gruppo è talmente cambiata nel corso del tempo che gestire e moderare i contenuti è diventato un onere troppo grande per i giornalisti, aggiungendo che si cercano «dai 10 ai 20 volontari facenti parte del gruppo che si occupino della moderazione».

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Perché il gruppo Facebook New York Times Cooking diventa dei suoi membri

Nel post il cui vengono spiegate le ragioni appare evidente che la ragione per cui gli incaricati al NYT di gestire i commenti non possono farlo più è che ormai si parla di tutto fuorché di cucina. «Nei due anni passati da quando questo gruppo è stato creato, avete condiviso foto dei vostri piatti e delle vostre cucine, presentando anche i vostri cari e i vostri animali. Avete condiviso gli uni con gli altri ricette e consigli e vi siete supportati nei momenti più difficili», si legge nel post pubblicato il 16 marzo. «Avete postato scherzi e vi siete cimentati in conversazioni difficili e significative. Vi siete persino incontrati di persona per prendere un drink». La descrizione di una community che ha assunto vita propria e che ha ampliato di molto le peculiarità del gruppo. Tanto da spingere il NYT, che il gruppo lo ha creato, a lavarsene le mani.

«È il momento di mettere il gruppo nelle vostre mani, i suoi membri»

«Una cosa è chiara: gli interessi in questo gruppo vanno molto al di là delle ricette del NYT»: in altre parole, il quotidiano che ha creato il gruppo non ha più alcun interesse a investire risorse nella gestione e nella moderazione poiché la community si è espansa a tal punto da arrivare a parlare di qualunque cosa – anche affrontando tematiche complesse che probabilmente richiedevano una moderazione costante per evitare che ci fossero poi problemi di segnalazioni o accuse per mancato intervento dello staff del giornale -. Come riporta Il Post, Sam Sifton – redattore della sezione Cooking – ha chiarito che si è arrivati a capire che «si tratta di molte persone che vogliono pubblicare foto dei loro cani vicino al loro soufflè, non un posto dove avremmo incanalato le persone verso NYT Cooking», soprattutto considerato che molti redattori pagati non potevano scrivere ma dovevano stare tutto il giorno a moderare i contenuti.

Non sono mancate discussioni sulla politica nel corso della campagna elettorale per le presidenziali, con ogni post a favore di uno o dell’altro candidato cancellati dai moderatori ma con i membri che – di conseguenza – hanno cominciato a discutere e a esprimere preferenze sotto le fotografie del cibo. Anche durante le feste ci sono stati problemi: a Natale i quattro moderatori del NYT sono stati aspramente criticati per il fatto di volersi prendere una pausa dalla moderazione mentre per il Ringraziamento il gruppo si è riempito di foto di enormi tavolate con svariati commenti di critica riguardo il mancato rispetto delle norme anti Covid.

Un giornale che si arrende alla sua stessa community e consegna un gruppo da quasi 80 mila iscritti ai membri non si era mai visto prima. Oggi il gruppo ha cambiato nome e logo e lo si può trovare come The New York Times Cooking Community, con gli iscritti che sono diventati protagonisti attivi.

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