La rivolta dei giornalisti del New York Times contro il commento del repubblicano Tom Cotton

«Pubblicare questo mette in pericolo i dipendenti neri del New York Times»: questo il commento via Twitter di moltissimi giornalisti della storica testata americana New York Times. La rivolta è cominciata dopo l’apparizione sull’edizione cartacea del quotidiano di oggi – dopo quella sull’edizione digitale nel pomeriggio di ieri – del commento di Tom Cotton, senatore repubblicano che espone e sostiene la teoria di Trump rispetto a quanto sta accadendo negli Usa in questi giorni. Il suo «mandate le truppe» come titolo che compare nella pagine dei commenti del NYT non è andato giù a molti giornalisti, che si sono ribellati.

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New York Times, i giornalisti insorgono per il commento del repubblicano pro Trump

Il commento di Tom Cotton che compare nella pagine dedicata del quotidiano comincia con «mandate le truppe» e prosegue con il sostegno all’intervento dell’esercito per sedare le proteste dei cittadini voluto da Trump. Questo pensiero tra le pagine del giornale ha indignato moltissimi giornalisti, che scrivono per il principale quotidiano americano, progressista e da sempre critico nei confronti di Trump. L’ospite della column non è quindi stato apprezzato dalle firme del NYT e, proprio a causa delle parole del senatore dell’Arkansas, c’è stata una rivolta pubblica da una parte della redazione. Diversi giornalisti hanno contestato la scelta della direzione, comparendo su Twitter quasi tutto con lo stesso messaggio:  «Pubblicare questo mette in pericolo i dipendenti neri del New York Times».

Il direttore della pagina dei commenti ricorda il «dovere di mostrare i contro-argomenti»

James Bennet, direttore della sezione del quotidiano dove sono comparsi i commenti, ricorda ai colleghi che il NYT «si batte da anni contro le crudeltà sistematiche che hanno portato a queste proteste» ma che, al contempo, nella pagine delle opinioni «ha il dovere verso i lettori di mostrare i contro-argomenti, soprattutto se vengono da persone in grado di dettare la politica». Si rivolge anche ai lettori, chiarendo che in molti «troveranno penosa e pericolosa la tesi del senatore Cotton, ma è una buona ragione per sottoporla al dibattito e alla critica in pubblico».

 

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