«Facebook non è una piattaforma neutrale, è una vergogna che non condividano i dati con i ricercatori»

Laura Edelson, autrice dello studio sull'ampia diffusione dei contenuti estrema destra Facebook, accusa la piattaforma di non collaborare

12/03/2021 di Ilaria Roncone

I contenuti di estrema destra su Facebook hanno molte più interazioni: questo quanto dimostra lo studio condotto da alcuni ricercatori della NYU (New York University). Nello specifico quello che è stato evidenziato è dal team di Laura Edelson è che i post di estrema destra – in particolare quando si tratta di fake news – raccolgono un numero di interazioni di molto superiore rispetto a quelli di altri orientamenti politici e non solo. Anche quando si tratta di informazione fatta nello stesso ambito politico, i contenuti più moderati e la corretta informazioni trovano comunque meno seguito. Abbiamo contattato Laura Edelson per cercare di capire insieme le ragioni che stanno dietro queste evidenze e la direzione che prenderà lo studio del suo team, che non arriverà a conclusioni certe e complete prima di fine anno e senza l’aiuto di Facebook. Aiuto – che a livello pratico significa fornire i dati necessari per approfondire gli studi – che, per ora, la piattaforma di Zuckerberg non sembra voler fornire.

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L’ostruzionismo di Facebook quando si tratta di capire determinati meccanismi

Facebook fa ostruzionismo in tal senso. Risulta evidente dalle parole di Edelson e dei suoi che, come già avevano reso noto in precedenza, hanno chiesto a Facebook di avere dati più precisi poiché il numero di interazioni non vuole necessariamente dire che il contenuto raggiunga automaticamente più persone. «Abbiamo chiesto esplicitamente a Facebook di rilasciare più informazioni su quante persone visualizzano i contenuti oltre a quelle relative a quante interagiscono sulla piattaforma ma finora non hanno mostrato nessun tipo di inclinazione a condividere questi dati né con noi né con altri ricercatori».

Il fulcro dello studio è proprio capire perché i contenuti prodotti dalla destra estremista e la sinistra estremista generano più interazioni rispetto a quelli prodotti da fonti più moderate, con picchi per quelli di destra: «Con il nostro studio stiamo provando a capire perché contenuti falsi e manipolati per creare indignazione creano così tanto engagement sui social media; i dati che chiediamo a Facebook sul numero delle persone che visualizzano i contenuti sarebbero molto utili».

Come risolvere questo problema dell’estrema destra Facebook?

L’estrema destra Facebook e i contenuti che produce hanno un forte ascendente e influenzano anche la vita reale: «Penso che stiamo tutti facendo i conti con quanto la disinformazione possa essere dannosa per il nostro tessuto sociale, quindi è importante capire come risolvere questi problemi». Come si può ridurre il divario tra la disinformazione di estrema destra su Facebook e altre fonti più autorevoli (a prescindere dalla posizione politica)? «C’è la possibilità che le fonti di disinformazione generino semplicemente più coinvolgimento di quelle più affidabili, a parità degli altri fattori. Se le cose stessero così dovremmo far sì che le piattaforme non promuovano fonti di disinformazione e che diano la priorità a fonti affidabili nei loro algoritmi di promozione dei contenuti. Sappiamo che già ne tengono conto ma potrebbe essere semplicemente una questione di aumentare l’importanza della reputazione».

Capitol Hill e Facebook: quanto peso ha avuto il social il 6 gennaio?

Quanto accaduto il 6 gennaio 2021, l’assalto a Capitol Hill, è un punto di non ritorno rispetto all’utilizzo dei social da parte della politica di destra sia estrema che moderata. Capire l’effettivo impatto di Facebook in quella giornata è ancora difficile: «Sappiamo che il 6 gennaio il vantaggio che le fonti di disinformazione e le notizie più estreme hanno registrato rispetto a voci più rispettabili e centriste è stato ancora più grande se confrontato con quello di una giornata normale. Di questo aspetto avremo maggiore contezza a fine anno – quando lo studio dovrebbe essere pubblicato dopo essere stato sottoposto a peer review questa primavera – e stiamo lavorando per sviluppare un quadro più completo relativamente a quanto accaduto quel giorno».

Il ruolo di Facebook e dei social network rispetto ai media mainstream

Lo scontro tra fonti di informazione tradizionale e social network, che si sono imposti in maniera massiccia in questo ambito nell’ultimo decennio, è di estremo interesse per l’opinione pubblica. «Finora il pubblico ha mostrato molto interesse per i nostri risultati, penso perché le persone sono giustamente preoccupate per quanto sia diffusa la disinformazione su Facebook», ci ha spiegato Laura Edelson, «e credo che avere una buona informazione sia vitale per la conversazione pubblica sul posto che Facebook ha nella nostra società».

Nel corso dell’intervista abbiamo anche maturato un’interessante riflessione sul modo in cui la disinformazione sui social influenza il lavoro dei media mainstream: «Se io fossi tra i media mainstream che fanno informazione nel modo giusto questa situazione mi preoccuperebbe non poco. Quello che dimostriamo è che la disinformazione estrema è molto coinvolgente e sappiamo che le piattaforme di social media danno la priorità al coinvolgimento: questo significa che i media che agiscono nel modo giusto e non fanno sensazionalismo o manipolazione delle informazioni sono in svantaggio». Ed è proprio questo il punto: «Facebook non è una piattaforma neutrale» e «l’industria dell’informazione tradizionale dovrebbe stimolare la discussione pubblica su questo problema cercando modi di risolverlo invece di rendere il proprio contenuto più sensazionale».

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