Musk doveva fermare i bot, ma quelli pro-Trump continuano a proliferare

Nonostante le "promesse" del capo di Twitter/X, gli account fake continuano a proliferare. E non c'entra solamente la politica

04/09/2023 di Enzo Boldi

Aveva utilizzato la “scusa” dei milioni di account fake su Twitter per cercare di avere uno “sconto” sul prezzo già concordato per l’acquisizione dell’azienda e la piattaforma social. Aveva promesso che, come primo passo, avrebbe condotto una battaglia senza soluzioni di continuità nei confronti di quei profili inattivi o creati ad arte per far crescere determinate tipologie di engagement. La situazione, però, è rimasta pressoché la stessa, se non mitigata dal tentativo di dare più peso ai pensieri e le condivisioni di chi ha acquistato la spunta blu (con annesse specifiche tecniche e funzionalità) rispetto a tutti gli altri. Il paradosso di Elon Musk diventa palese quando si parla dei bot pro-Trump su X.

LEGGI ANCHE > Cosa dice lo studio sulla propaganda russa diffusa attraverso X

Facciamo un piccolo passo indietro. Anche se si è sempre dichiarato un “moderato”, da diverso tempo l’imprenditore (fondatore di Tesla, tra le tante aziende nelle sue mani) ha sposato le testi della destra. Americana e non solo. Ha criticato le “politiche” Woke sul politicamente corretto (paragonando questo pensiero a un virus da debellare), ha espresso apprezzamenti nei confronti di tutti quei governi guidati da correnti piuttosto destrorse. Ha scelto Twitter (ormai X) come piattaforma per lanciare la corsa alle Presidenziali USA (nell’alveo dei Repubblicani) di Ron DeSantis, il più grande ostacolo interno alla ri-candidatura di Donald Trump.

Bot Trump su X, le promesse mancate di Elon Musk

Nonostante questo ultimo aspetto, la “stima” di Elon Musk nei confronti dell’ex inquilino della Casa Bianca è rimasta intatta. Basti pensare che il 19 novembre scorso, la sua piattaforma (appena acquistata, con ancora il simbolo dell’uccellino) è stata la prima a “riabilitare” il ritorno di Donald Trump (dopo il ban per i fatti di Capitol Hill) che, però, decise di rimanere lontano da Twitter/X per consentire a “Truth social” di vivere di vita propria. Anzi, della sua luce riflessa. Tutto ciò fino al 25 agosto scorso quando, dopo l’arresto e il rilascio (su cauzione) in Georgia per il tentativo di ribaltare l’esito delle elezioni nello Stato, ruppe il silenzio cinguettante pubblicando quell’ormai iconica foto segnaletica.

«Next-level», il commento di Musk ripostando quanto pubblicato da Donald Trump. Dunque, un apprezzato ritorno per l’imprenditore. Ma l’ex inquilino della Casa Bianca, di fatto, non è mai sparito da Twitter.

La lotta intestina

Il più recente studio sui sostenitori-bot Trump su X risale al marzo scorso, grazie a una collaborazione tra Cyabra e l’Associated Press in cui sono stati studiati molti dei profili che, in assenza dell’ex Presidente degli Stati Uniti su Twitter, hanno condotto un’intensa propaganda in suo favore. Account fake che pubblicavano contenuti ripetivi e banali copia&incolla. Questa volta, però, non propriamente contro gli “avversari” Democratici e l’attuale Presidente Joe Biden, ma contro gli avversari interni verso la nuova corsa alla Casa Bianca. Migliaia di account automatizzati che, dunque, attaccavano Ron DeSantis e Nikki Haley, coloro i quali hanno sfidato Trump nella candidatura Repubblicana in vista del voto del 2024:

«I robot possono anche riuscire a convincere le persone che un candidato o un’idea è più o meno popolare della realtà, ha affermato. Ad esempio, un numero maggiore di robot pro-Trump può portare le persone a sopravvalutare la sua popolarità complessiva». 

E, infatti, sono stati (e lo sono ancora) migliori di account bot per “convincere” DeSantis a ritirare la propria candidatura e appoggiare Donald Trump. Così, dunque, i fake continuano a imperversare su quella piattaforma che, secondo le “promesse” di Elon Musk, doveva essere bot-free.

Share this article