Se i contenuti video battono quelli scritti, i blogger si affideranno all’intelligenza artificiale per i loro articoli?

Siamo così tanto abituati ai Reel, ai TikTok, ai contenuti video - in generale - che scorrono nei Feed dei social network ai quali siamo iscritti. Se vogliamo informarci su una notizia, preferiamo che questa ci venga presentata in forma audiovisiva. E allora, cosa ne sarà degli articoli, dei racconti testuali, dei blogger?

09/01/2023 di Giorgia Giangrande

Se sei nato negli anni ’90, eri un adolescente quando con l’immancabile Comic Sans – font abusatissimo in quegli anni – ti dilettavi tra una pagina e l’altra del tuo blog di MSN. Negli anni 2000, nasce lì il racconto delle proprie vacanze, dei propri viaggi, delle proprie giornate, delle proprie ricette. Se sei nato prima o dopo gli anni ’90 e intorno al 2009/2010 avevi un’età tale da riconoscere i cambiamenti intorno a te, allora ti ricorderai i primi blog di viaggio, di cucina, di lifestyle. Chiara Ferragni e The Blonde Salad, per dirne una. Andrea Petroni e Vologratis, per dirne un altro. Sono i primi blogger, coloro che dell’ottimizzazione nei motori di ricerca hanno fatto la loro chiave vincente in anni e tempi da avanguardisti. Oggi, però (o per fortuna, a seconda dei punti di vista), i contenuti video sono più impattanti di quelli testuali e il futuro sembra darci uno spoiler: i blog saranno scritti con l’intelligenza artificiale.

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I blog saranno scritto con l’intelligenza artificiale e il futuro si chiama ChatGPT

Va fatta una premessa: non sappiamo quanti blogger si siano effettivamente già affidati all’intelligenza artificiale per scrivere i loro blog, ma l’attendibilità dei testi prodotti da ChatGPT suggerisce che questo potrebbe essere il futuro. Se adesso si ottimizzano i testi in chiave SEO, in futuro si ottimizzeranno i tempi in ottica Reel/TikTok/video brevi. Insomma, se mi serve del tempo per produrre dei contenuti video, per scrivere i testi di quei contenuti, per scegliere una buona luce, per dedicarmi al post-editing e per pensare a una caption idonea, chi scrive gli articoli del mio caro e vecchio blog? Se sono tradizionalista (e facoltoso), allora costituisco una redazione. Se invece voglio stare al passo con i tempi, mi faccio aiutare dall’intelligenza artificiale. No?

Cos’è ChatGPT? È uno strumento ideato da OpenAI, un’azienda di ricerca e sviluppo dell’intelligenza artificiale la cui missione è garantire che l’AI porti benefici a tutta l’umanità. Come in una qualsiasi app di messaggistica, basta porre a ChatGPT delle domande o scrivere delle parole chiave che presuppongano la risposta di cui abbiamo bisogno. Per esempio, se hai un blog di viaggi e vuoi scrivere un articolo su Berlino, anziché passare in rassegna tutte le guide cartacee della tua libreria o recuperare i tuoi appunti di quando hai visitato la città nel 2013, puoi chiedere a ChatGPT «Cosa visitare a Berlino» e quest’ultima ti risponderà attraverso un testo strutturato e sintatticamente corretto. Un po’ come se lo avessi scritto tu.

ChatGPT: tra il timore e la comodità del chiedere l’aiuto dell’AI

ChatGPT è soltanto uno dei possibili alleati per i blogger o i redattori, uno di quelli che permette di adeguarsi al cambiamento costante a cui il mondo digitale  sottopone. Gli ideatori dello strumento, però, sanno benissimo che – soprattutto in questa fase iniziale – può esserci tra le persone la resistenza all’utilizzo: se uso questo tipo di aiuto non sono abbastanza professionale? Non sono abbastanza blogger quanto chi scrive gli articoli carattere dopo carattere? Infatti, se il portale è sovraffollato e la chat ha raggiunto la sua capacità massima, un messaggio smorza così l’attesa dell’utente: «Ricordate a voi stessi che non siete i soli a voler provare ChatGPT. Anche molti altri sono interessati. Siate pazienti e sappiate che il sito sta facendo del suo meglio per accontentare tutti».

Come ogni macchina, umana o non umana, anche ChatGPT ha i suoi limiti. Dal team di Open AI ne vengono citati alcuni:

  • ChatGPT a volte scrive risposte plausibili ma non corrette o senza senso.
  • ChatGPT è sensibile alle modifiche della formulazione delle frasi o al tentativo di rispondere più volte alla stessa domanda. Ad esempio, data una formulazione di una domanda, il modello può affermare di non conoscere la risposta, ma con una leggera riformulazione può rispondere correttamente.
  • Il modello è spesso eccessivamente prolisso e fa un uso eccessivo di alcune frasi.

Sono tutti limiti che il cervello umano, nella formulazione delle sue argomentazioni verbali o scritte, supera. E, in più, il cervello ha qualcos’altro: le emozioni, i ricordi, la memoria emotiva – a essere precisi. Che detta così sembra pura retorica, ma nei fatti non lo è.

ChatGPT o chi per lei, come già detto, può essere un ottimo alleato per stare al passo con le trasformazioni in atto, per non arrancare nella corsa al trend del momento e alla spinta verso ciò che piace. Eppure, la memoria emotiva è ciò a cui ChatGPT non potrà mai attingere ed è quella allo stesso tempo necessaria a chi vuole dare al proprio blog quel sapore di vissuto che sempre piace alle persone, che tanto ci rende vivi, che tanto ci rende umani.

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