Cosa ne sarà dei travel blogger? Ce lo racconta Andrea Petroni: «Per continuare bisogna anticipare il cambiamento»

In occasione dell'uscita della terza edizione del suo libro Professione «Travel Blogger e Travel Influcer», abbiamo sentito il responsabile del progetto VoloGratis.org

19/05/2022 di Giorgia Giangrande

Cosa è cambiato nel mondo dei social media rispetto al 2009? Praticamente tutto. Se un travel blogger – addormentatosi nel 2009 – si svegliasse oggi, non riconoscerebbe nulla di ciò che lo circonda: i trend, gli audio virali, le Stories, i Reel e tutto ciò che i social media hanno creato, confezionato, offerto e – tante volte – messo da parte nel giro di una manciata di mesi. Quello dei social è un mondo che corre e di cui bisogna saper reggere il passo. Per questo, in occasione della nuova edizione del suo libro Professione Travel Blogger e Travel Influencer, abbiamo sentito Andrea Petroni di VoloGratis.org, che proprio nel 2009 ha aperto il suo blog e da allora ha vissuto ogni singola fase del cambiamento digitale.

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Andrea Petroni: dal lavoro in banca al travel blogger al travel influencer. Evoluzione o cambio di rotta?

Nel corso della sua storia professionale, Andrea Petroni è passato dal lavorare in banca al lavorare con il suo blog VoloGratis nel 2009 e questa sua storia di cambiamento, di rivincita – ma anche di coraggio – l’ha raccontata all’interno del suo libro Professione Travel blogger, uscito per la prima volta per l’editore Dario Flaccovio nel 2017. Oggi quel libro è giunto alla sua terza edizione e ci racconta di un nuovo cambiamento: i tempi attuali richiedono al travel blogger di essere anche un travel influencer.

E quindi, abbiamo chiesto proprio a lui cosa stia accadendo: «Il cambiamento è parte integrante del mondo digitale e volente o nolente bisogna adattarsi alle novità. Ho aperto il blog nel 2009 e sono passato per tutte le fasi social. Inizialmente c’era Facebook, poi arrivò la rivoluzione Twitter che imponeva una comunicazione breve e concisa, poi Instagram che metteva al centro della comunicazione l’immagine, il breve periodo di Snapchat fagocitato dalle Instagram Stories, fino ad arrivare a TikTok, la vera rivoluzione degli ultimi 2 anni». In sintesi, ma questo ce lo dice direttamente Andrea, «per continuare a fare questo mestiere bisogna adattarsi al cambiamento e molto spesso anticiparlo».

Cosa è rimasto del travel blogging nel panorama italiano dei media?

Andrea oggi è su Facebook, Instagram, TikTok, Twitter, Pinterest, ma al suo blog resta sempre affezionato e legato, come a ricordarsi dove ha preso forma il sogno di rendere la sua passione un mestiere. Per questo, dopo un crollo delle visite ai blog di viaggio, è felice di condividere con noi che ora – finalmente – «le cose stanno andando un po’ meglio e i blog restano importanti nella scelta decisionale di una meta o di un viaggio. Fungono da approfondimento e grazie all’indicizzazione sui motori di ricerca sono sempre lì raggiungibili da chiunque faccia una ricerca su Google».

Per esempio: «Sto organizzando un viaggio in Giordania? La maggior parte di noi inizia a cercare su Google cosa vedere in Giordania, periodo migliore per andare in Giordania, per entrare in Giordania serve il visto. Purtroppo i social non riescono ancora a rispondere a queste domande non avendo un motore di ricerca simile a Google». E quindi, quale sarebbe la soluzione? «Quindi o salvi tutti i contenuti che reputi interessanti o altrimenti risulta complicato andarli a ricercare all’occorrenza. Con Google è tutto più semplice».

La differenza tra travel blogger, travel content creator e travel influencer nel libro di Andrea Petroni

Per entrare nel dettaglio della storia di Andrea Petroni e per scoprire di più su quello che è un mestiere a tutti gli effetti, ovvero quello del travel blogger, dovreste leggere il suo libro. Eppure, siamo riusciti a strappargli una qualche definizione, utile per orientarci tra le tante parole con cui  – chi lavora nei social – viene etichettato. Perché purtroppo, ancora oggi, se sei un avvocato, sei un avvocato e basta. Il mestiere è quello da secoli: ti chiamano avvocato e ti autodefinisci avvocato. Lo stesso per qualsiasi altra professione. Mentre, se lavori con i social non è ancora così semplice rispondere alla domanda su quale sia il tuo lavoro. E nel rispondere devi inevitabilmente lottare con i pregiudizi insiti nella mente di chi ti sta ascoltando: «Purtroppo c’è l’errata convinzione che l’influencer sia solo il personaggio tanto seguito su Instagram o su TikTok, ma non è così. Gli “influencer” ci sono stati da sempre e sono quelle persone che in base alla loro autorevolezza, al loro carisma e al loro seguito vengono percepiti come esperti del settore».

Aggiunge Andrea Petroni: «Il travel blogger è colui che scrive su un blog e grazie alla sua autorevolezza e al suo seguito può essere anche definito influencer (ma non si autodefinisce mai tale). Un personaggio molto seguito sui social ma senza un blog può essere considerato influencer ma non blogger. Blogger e influencer sono termini che a volte vengono utilizzati impropriamente». A queste due definizioni, se ne aggiunge una terza, quella del travel content creator: «È una figura più complessa, che ingloba anche il blogger e che ha competenze trasversali su campi come la creazione di contenuti testuali e visuali».

Ma quindi, se un appassionato di viaggi volesse lanciarsi nel mondo digitale, sarebbe più consigliabile partire dai blog o dai social? «Io consiglio sempre a tutti di aprirsi comunque un blog per un motivo fondamentale: è l’unica cosa di proprietà. Sui social siamo tutti ospiti, cambiano di continuo le regole, possono chiudere da un momento all’altro o perdere di importanza e possono chiuderci il profilo per svariati motivi tra cui un attacco hacker. Il blog è sempre lì, un valore aggiunto per il blogger, per i lettori e per le aziende e i brand per scopi pubblicitari. Da non dimenticare poi l’importanza della newsletter che fidelizza il lettore. I social permettono di affermarsi con più rapidità ma io consiglio sempre di affiancare il blog alle piattaforme social».

Il mestiere del viaggiatore: dalle mappe autostradali, al blog, al metaverso?

Andrea Petroni ci racconta anche che – a suo avviso – molti blogger stanno facendo fatica a rapportarsi con il cambiamento dettato dai nuovi media, e purtroppo oramai chi non si adegua rimane fuori dal giro (inteso come opportunità di lavoro).

Per questo, in vista del metaverso, gli chiediamo cosa ne pensi e cosa deve aspettarsi un travel influencer da quest’innovazione: «Un po’ mi spaventa. Il viaggio è fatto di vere sensazioni che nessuna realtà virtuale potrà mai sostituire. Forse ci aiuterà a scegliere in maniera più consapevole una meta, una struttura o un mezzo di trasporto, però mai niente e nessuno riuscirà a togliere al viaggiatore quell’emozione che prova una volta giunto a destinazione. Odori, sapori, sguardi, strette di mano».

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