Berlusconi-Quirinale e l’enfasi dei media: «È uno degli elementi più interessanti dell’operazione»

Sembrano lontanissimi i tempi dello spread e delle dimissioni da presidente del Consiglio. L'analisi della comunicazione dell'operazione da parte di Gianluca Giansante, Socio Comin & Partners e docente Luiss Guido Carli

19/01/2022 di Gianmichele Laino

Sembrano lontanissimi i tempi dello spread, della crisi finanziaria, da quelle dimissioni da presidente del Consiglio nel 2011 che rimasero ben salde nella mente dell’opinione pubblica (in quel frangente si era avuta l’impressione della conclusione di un ciclo politico e di una fase storica dell’Italia). Silvio Berlusconi, 11 anni dopo rispetto alla triste passerella al Quirinale per chiudere l’esperienza di governo, è di nuovo al centro della scena politica. Questa volta, l’obiettivo è raggiungere la più alta carica dello Stato, farsi garante della Costituzione, rappresentare l’unità del popolo italiano nelle vesti di Presidente della Repubblica. Nelle intenzioni, un ritorno al Quirinale dalla porta principale, quasi a voler cancellare l’onta del passato, la «congiura dello spread» – appunto – come la narrazione di Arcore, nei mesi e negli anni successivi, ha spiegato quella crisi di governo. Oggi, non c’è differenziale tra titoli di stato e bund tedeschi che tenga. L’ipotesi di Berlusconi al Quirinale non sembra smuovere i mercati, non sembra avere effetto sulla tenuta economica del Paese, né sembra destare particolari preoccupazioni dal punto di vista della reputazione internazionale. Resta, invece, una operazione dal grandissimo impatto mediatico, che avrà effetti sull’opinione pubblica e, sicuramente, anche sulla reputazione politica di un Silvio Berlusconi ormai 85enne.

LEGGI ANCHE > Le inutili petizioni online del Fatto Quotidiano e di Libero su Berlusconi prossimo capo dello Stato

Berlusconi presidente della Repubblica, una significativa operazione mediatica

Per Gianluca Giansante, docente della Luiss Guido Carli e socio dell’agenzia di comunicazione e relazioni istituzionali Comin&Partners, il messaggio lanciato da quella che – nel gergo giornalistico – viene ormai definita operazione scoiattolo è molto chiaro: «Mi sembra un’operazione che lo ha rimesso al centro della scena istituzionale – dice a Giornalettismo -. La capacità di attirare l’attenzione dei media e di guadagnare endorsement nazionali e internazionali gli ha fatto raggiungere un primo obiettivo importante, una sua recuperata centralità nel panorama politico. Nel 2022, a quasi trent’anni dalla sua discesa in campo, un risultato non scontato».

Il recupero di questa centralità, anche agli occhi dell’opinione pubblica, ha messo in secondo piano vicessitudini precedenti e, di conseguenza, i processi storici che queste hanno innescato. Anche in questo articolo, nonostante l’attacco incentrato proprio su quella coincidenza simbolica, l’effetto dello spread sembra dimenticato. E la mossa di Berlusconi sembra aver avuto una sua efficacia anche nel caso di un fallimento della scalata al Colle: «Al momento – sottolinea Giansante – mi pare di osservare che il suo ruolo possa essere centrale anche nel caso di esito non positivo della sua elezione. Da candidato potrebbe trasformarsi in kingmaker o in un player decisivo di una maggioranza larga per la scelta del Presidente. Da questo punto di vista sarà importante la tempistica e le modalità che sceglierà per eventualmente “uscire di scena” rispetto alla corsa al Colle e le condizioni che porrà per farlo. Ovviamente la situazione è in continua evoluzione e potrebbe mutare nelle prossime ore o nei prossimi giorni ma al momento il bilancio mi sembra positivo in ogni caso».

Le mosse comunicative di Berlusconi

Il fondatore di Forza Italia ha sempre usato strategie molto sottili nel campo della comunicazione politica. E i temi vincenti, le carte buone giocate per l’ultima “campagna” di Berlusconi, sono due in particolare: «Il primo – spiega Gianluca Giansante – è la gestione dei media, con una capacità costante di generare notizie, indiscrezioni, retroscena e di gestire eventi che catturassero la scena, come il summit domenicale nella sua villa romana con gli alleati del centrodestra. Il secondo è la gestione politica, ovvero la costruzione di un accreditamento internazionale con autorevoli interventi a sostegno alla sua candidatura». Per quest’ultima fattispecie, siamo in presenza – ancora una volta – del rovescio della medaglia rispetto all’immagine della crisi internazionale che accompagnò la sua uscita di scena del 2011.

La stampa italiana ha enfatizzato in maniera importante la candidatura di Berlusconi al Quirinale, anche oltre le reali possibilità di riuscita dell’operazione. È stato il tema politico delle ultime settimane, quello in grado di fornire notizie d’apertura ai quotidiani e ai siti di news, nonostante la violenta quarta ondata della pandemia sia ancora in corso. Da questo punto di vista, l’iter sembra essere completo e il cerchio chiuso: «Questo – conclude Giansante – mi sembra l’elemento di maggiore interesse dal punto di vista della comunicazione. A molti è chiaro che a livello numerico la sua candidatura abbia difficoltà di successo finale. Tuttavia la capacità comunicativa di Berlusconi ha fatto diventare la sua discesa in campo un elemento capace di catalizzare l’attenzione del dibattito, dividendo gli osservatori in pro e contro e facendogli guadagnare un capitale di credibilità superiore a quello garantito dalle forze parlamentari in campo. Anche laddove non dovesse avere successo potrà comunque usare questa forza per mediare una diversa soluzione politica. Ad ogni modo un risultato positivo, almeno al momento. Come è spesso accaduto la partita del Quirinale può vivere di svolte improvvise e quindi bisognerà aspettare la fine per fare un bilancio compiuto».

Foto IPP/Fabio CimagliaRoma

Share this article