«Berlusconi al Quirinale, assolutamente sì». Ma su FB attaccava il Pd perché era «al governo con un condannato»

Le parole di Matteo Salvini a Non è l'Arena e il suo cambio di passo rispetto al 2013

25/01/2021 di Gianmichele Laino

Dalla pagina Facebook secondo Matteo, capitolo 2013. La Lega era un partitino da 4% e il suo leader cercava disperatamente di ritagliarsi una finestra nell’agone politico del momento, dominato dai cosiddetti partiti tradizionali e dal rampante Movimento 5 Stelle, alla sua prima – soddisfacente – prova a livello nazionale. In un post di inizio agosto su Facebook attaccava il Partito Democratico, dopo la condanna di Silvio Berlusconi: «Adesso sono curioso di sentire come faranno i Kompagni del PD, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che sono al Governo con un Condannato». Sette anni e mezzo dopo, a Non è l’Arena, lo stesso Matteo Salvini (non vi sembra incredibile) propone in maniera assolutamente convinta Silvio Berlusconi presidente della Repubblica.

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Berlusconi presidente della Repubblica, l’idea di Salvini

«Se mi state chiedendo se nelle riunioni che abbiamo con i nostri alleati ne parliamo, vi dico di no – ha dichiarato Salvini a Non è l’Arena, il programma di Massimo Giletti -, ma se volete una mia opinione personale su Berlusconi che può aspirare a diventare presidente della Repubblica vi dico: assolutamente sì». Il giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate, presente in studio, a quel punto anticipa il tema politico di giornata: «Giletti sarà contento perché domani questa dichiarazione sarà in tutti i clippini dei siti di informazione».

E questo è un fatto. Ma chissà quanti ricorderanno la metamorfosi di Matteo Salvini che è passato a indicare il cavaliere come papabile candidato per il Quirinale (la base per una futura alleanza di governo di centrodestra che – a conti fatti – non può davvero fare a meno di Forza Italia?), mentre qualche tempo fa – e Facebook tiene traccia di (quasi) tutte le cose – sottolineava la sua condanna a 4 anni e, anzi, la sbandierava come un caso di coerenza politica del Partito Democratico: per anni a fare una battaglia sulla giustizia e poi alleato proprio con Silvio Berlusconi (ai tempi del governo di Enrico Letta).

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