Le inutili petizioni online del Fatto Quotidiano e di Libero sul prossimo capo di Stato

Da giorni è iniziato un botta e risposta con la pubblicazione (e un tam tam mediatico continuo pubblicato sulle rispettive testate) di istanze sul web

05/12/2021 di Enzo Boldi

Ripetiamo insieme: in Italia non sono i cittadini a votare ed eleggere direttamente il Presidente della Repubblica. Questo compito è riservato a deputati e senatori (con l’aggiunta di tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale, ma solo uno per la Valle d’Aosta) scelti dagli aventi diritto al voto in occasione delle elezioni Politiche. E sarà sempre così, considerando lo status quo previsto dalla nostra Costituzione, anche se alcuni giornali stanno provando a coinvolgere la cittadinanza sul tema. E lo stanno facendo partendo da una petizione contro la nomina di Berlusconi al Quirinale (Il Fatto Quotidiano) e una contro-petizione (di Libero Quotidiano) per “difendere i diritti del centrodestra”. Ma entrambe hanno il valore della carta straccia.

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La disputa è iniziata nel corso dell’ultima settimana, quando Il Fatto Quotidiano ha lanciato la sua mobilitazione online dall’emblematico titolo: «Berlusconi al Quirinale? No Grazie». Nel giro di quattro giorni (il dato che citiamo è relativo alle ore 10 di domenica 5 dicembre), la raccolta firme ha quasi raggiunto le 140mila adesioni.

La petizione contro la “candidatura” di Silvio Berlusconi al Quirinale è accompagnata da un testo polemico in cui si ricordano tante delle storiche contestazioni nei confronti dell’ex Presidente del Consiglio. Sia a livello politico che imprenditoriale (andando anche a toccare quei tasti delle inchieste giudiziarie che lo hanno visto protagonista nel corso degli anni).

Petizione Berlusconi al Quirinale, dal Fatto a Libero

A fare da contraltare all’iniziativa de Il Fatto Quotidiano ci ha pensato Libero Quotidiano che, a distanza di poche ore, ha lanciato la propria petizione (sempre sulla piattaforma online Change.org) dal titolo: «No a chi vuole rubarci il Quirinale». L’iniziativa ha riscosso un successo di gran lunga inferiore rispetto a quella promossa da Travaglio&Co. Si parla, infatti, di poco più di 7.200 adesioni in un lasso temporale inferiore (ma non di troppo).

Il tutto è corredato da un pensiero del direttore di Libero Quotidiano, Alessandro Sallusti, che parla di interessi del centrodestra da difendere, come il diritto di scelta del prossimo Presidente della Repubblica.

Raccolte firme tecnicamente inutili

Insomma, appelli e contro-appelli. L’affaire petizione Berlusconi al Quirinale (ma anche per qualsiasi altro personaggio), però, non può essere risolto con una raccolta firme online. Perché non si tratta di un referendum Costituzionale o un qualcosa di simile. L’elezione del Capo dello Stato è normata non dalla legge di internet, ma dalla Costituzione. E lì è scritto a chiare lettere (art. 83): «Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato. L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta». I cittadini possono scegliere, dunque, i propri rappresentanti in Parlamento (e in Consiglio Regionale), ma solamente questi ultimi possono scegliere chi votare come prossimo Presidente della Repubblica. Senza petizioni e raccolte firme che sono l’emblema della libertà di espressione del pensiero, ma tecnicamente sono inutili.

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