Valeva la pena fare quella battuta sessista in diretta su Rai Sport per cento euro?

Una battuta che potrebbe andare bene al tavolo di un bar, non in diretta sulla televisione nazionale con tantissime persone all'ascolto

09/12/2020 di Ilaria Roncone

I cento euro li ha portati a casa sicuramente, visto che la battuta «un po’ simpatica con nessun intento sessista» l’ha fatta mentre stava lavorando, ma ci ha perso la faccia. Non è servito nulla aver specificato che non c’era intento sessista, anche perché sarebbe difficile crederlo vista anche solo la scelta di riportare quelle parole mentre stava lavorando e rappresentando la televisione pubblica italiana. Visto il momento storico che stiamo vivendo e la visibilità data alle battaglie delle donne Lorenzo Leonarduzzi, telecronista di Rai Sport, avrebbe fatto meglio scegliendo di non riportare quelle parole per le quali ora potrebbe subire conseguenze.

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Battuta sessista Rai Sport: cento euro per dire «donna nanak tutta Tanak»

Variante sessista di “botte piccola, vino buono”, la battuta con la quale il telecronista di RaiSport Leonarduzzi ha scelto di uscire ai microfoni della televisione pubblica non è piaciuta a molti, compresa Valeria Fedeli. La ex ministra dell’Istruzione ha chiesto che la Rai proceda subito con «un procedimento disciplinare». Premettendo che si tratta di una battutaccia ma ridendo di gusto mentre la riferisce, si sente Leonarduzzi esordire: Me ne hanno detta oggi una, mi vogliono far vincere cento euro se la dico. Mi hanno detto una battutaccia che io riferisco: donna nanak tutta Tanak. L’hanno cambiato così in brianzolo o in fiorentino – ridacchia in riferimento al gioco di parole col nome del pilota di rally – era un po’ simpatica, abbiamo rifatto un adagio che recita e non c’è nessun intento sessista».

Se l’intento sessista non ci fosse quelle parole non verrebbero nemmeno ripetute

Inutile premettere e terminare col fatto che non si vuole essere sessisti. In un caso come questo, ricoprendo il ruolo di telecronista per la Rai, non è opportuno lasciarsi andare a battute come se si fosse al bar con amici, men che meno quando al centro si mette una tematica del genere. Non è questione di politically correct o di non saper ridere: sessiste sono le parole, certo, ma il problema è il contorno e la scelta di pronunciarle mentre ci si rivolge a centinaia di migliaia – se non milioni – di telespettatori. Quei cento euro saranno pure stati vinti  e le risate potranno esserci state ma la credibilità del professionista agli occhi e alle orecchie di tanti – nelle quali riecheggia la risatina – potrebbe non essere più a stessa. Ne valeva la pena?

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