Altro che passo indietro, Barbara Palombelli rilancia il suo pensiero anche sui social

Barbara Palombelli ha risposto alle critiche piovute sui social ribadendo quanto già detto e, di fatti, non entrando nel merito delle questioni sollevate dopo la sua frase

17/09/2021 di Redazione

Delle parole di Barbara Palombelli a Forum sui femminicidi si parla da ieri. Tutti stanno dicendo la loro e in molti, vista la gravità delle sue parole, hanno pensato che ci sarebbe stato un passo indietro da parte del noto volto di Mediaset. Tutt’altro. Palombelli ha rincarato la dose, ribadendo quanto già detto sul suo profilo Facebook privato (Barbara Palombelli Rutelli) e parlando di Forum come «un’aula televisiva che ha il dovere di guardare la realtà da tutte le angolazioni».

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Barbara Palombelli rincara la dose

Sul suo profilo privato – non sulla pagina ufficiale – Palombelli ha fatto un post accessibile solamente secondo le impostazioni privacy da lei scelte nel quale non si smuove minimamente dalla posizione espressa né entra nel merito delle critiche che le sono state mosse. I toni sono gli stessi che ha utilizzato nelle affermazioni fatte in televisione: «La violenza familiare, il crescendo di aggressività che prende il posto dell’amore, l’incomprensione che acceca e rende assassini richiedono indagini accurate e ci pongono di fronte a tanti interrogativi», si legge sul suo profilo privato.

I toni sono gli stessi e il concetto degli interrogativi e del doversi concentrare anche sul punto di vista della parte che ammazza viene ribadito, sottolineando anche che la violenza proviene dalle donne e facendo riferimento a un caso a Forum. Forum che, alla fine dei conti, è un’aula televisiva nella quale compaiono attori ai quali viene detto quando piangere e quando arrabbiarsi in base a un copione. Tanto a che vedere con la televisione, meno con la realtà e con i tribunali. E Palombelli termina riferendosi proprio al programma e al fatto che “anche le donne”.

«Quando un uomo o una donna (ieri a Forum era la protagonista donna a esercitare violenza sul coniuge) non controllano la rabbia dobbiamo interrogarci. Stabilire ruoli ed emettere condanne senza conoscere i fatti si può fare nei comizi o sulle pagine dei social, non in tribunale. E anche in un’aula televisiva si ha il dovere di guardare la realtà da tutte le angolazioni», conclude Palombelli. Contattata da Huffington Post, non ha voluto esprimersi oltre.

Il presupposto che non ha senso

Riesaminiamo le parole della Palombelli: «Qui parliamo della rabbia tra marito e moglie. Come sapere, negli ultimi sette giorni ci sono state sette donne uccise presumibilmente da sette uomini. A volte è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda che dobbiamo farci per forza, soprattutto in questa sede, in tribunale bisogna esaminare tutte le ipotesi».

Cosa mai potrebbe essere lecito domandarsi, se quelle donne sono morte? Anche ammesso che fosse vero, importerebbe qualcosa che le sette donne abbiano portato all’esasperazione i sette uomini? Togliere la vita a qualcuno sarebbe meno grave, varrebbe come attenuante essere esasperati? Cosa vuol dire? Le parole di Barbara Palombelli alludono alla possibile colpevolezza delle vittime, legittimando la cultura del “se l’è cercato”. Quella che porta le persone a cercare attenuanti e giustificazioni per i carnefici. Quella che andrebbe combattuta ovunque, a partire dal mondo dei media. O quantomeno non alimentata.

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