Il Sole 24 Ore, il maschicidio e i dati che servivano aggiunti in un secondo momento

Il pezzo cercava di porre enfasi sul fenomeno delle violenze domestiche ai danni di uomini, ma mancavano dati fondamentali che hanno poi ribaltato le conclusioni

30/06/2021 di Gianmichele Laino

Grande enfasi, in un pezzo del Sole 24 Ore, sui casi di maschicidio in Italia, presentato come un fenomeno presente eppure silente, di cui addirittura sarebbe scomodo parlare perché politicamente sconveniente. Eppure, nell’articolo – almeno nella sua versione iniziale – mancavano gli unici dati che potevano servire per affermare una tesi così dirompente: quelli del Dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno e quelli dell’Istat diffusi dall’associazione Di.Re.

LEGGI ANCHE > Com’è andata a finire la storia di Genovese definito sul Sole 24 Ore «un vulcano di idee per ora spento»

Maschicidio sul Sole 24 Ore, l’articolo poi modificato

Nell’articolo si leggevano passaggi come questo:

«Il femminicidio è un fenomeno unico o parallelamente c’è anche un maschicidio di cui nessuno parla? I dati sono impressionanti. Stando ai numeri del Viminale, la violenza subita dagli uomini nelle mura domestiche, se non fa il pari con quella subita dalle donne, poco ci manca. Eppure non se ne discute. Resta sottotraccia. È un tabù. O semplicemente, come comincia a sostenere una parte di intellighenzia, è “poco conveniente” parlarne».

Il titolo del pezzo, del resto, aveva già un chiaro intento programmatico: Uomini che uccidono le donne, ma anche viceversa: il maschicidio in Italia e i suoi numeri. La presentazione al pubblico del contenuto, come buona parte del testo dell’articolo, è stata successivamente revisionata. Ora, il pezzo è online con il titolo: Il “maschicidio” in Italia e i suoi numeri, mentre compare anche un update in testa:

«Il pezzo di Giulio Peroni è stato modificato e aggiornato con i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno e con quelli Istat, diffusi anche dall’associazione Di.Re».

Inevitabile l’inserimento di dati utili a inquadrare il fenomeno che, secondo le statistiche, non può essere paragonato a quello del femminicidio. Anzi, ci si chiede come mai questi stessi dati – poi aggiunti in un secondo momento – non siano stati presi in considerazione sin dall’inizio. Il messaggio che si è diffuso è andato in una direzione completamente opposta rispetto alla realtà dei fatti, che presenta un dato incontestabile: gli omicidi in ambito familiare o affettivo hanno come vittime, nel 27,9% del totale, uomini, mentre ben l’83,8% delle vittime di omicidi in ambito familiare sono donne.

Le polemiche sui social intorno a questo articolo sono state decisive per la modifica del taglio del pezzo.

Share this article