Il titolo del Sole 24 Ore sull’omosessualità «sempre più tollerata»

L'importanza delle parole e l'utilizzo dei sinonimi

11/01/2021 di Gianmichele Laino

Le parole sono importanti, soprattutto quando si fa informazione. In un articolo della versione online del Sole 24 Ore si utilizza l’espressione infelice «omosessualità tollerata» per descrivere uno studio del Pew Research Center – istituto indipendente che analizza alcuni comportamenti sociali – sull’accettazione dell’omosessualità nei principali Paesi del mondo. L’espressione è evidente sin dal titolo: L’omosessualità è sempre più tollerata nel mondo, soprattutto nei Paesi ricchi. Ma si ripropone anche in diversi altri passaggi nel testo dell’articolo andato online nella mattina dell’11 gennaio.

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Omosessualità tollerata, l’utilizzo dell’espressione sul Sole 24 Ore

All’interno dello scritto, infatti, si dice che «le persone con un titolo di studio più alto tendono ad avere un’opinione più tollerante dell’omosessualità», così come «le nazioni ricche in generale tendono ad avere un atteggiamento di maggior tolleranza rispetto alle altre». Una scelta infelice dal punto di vista lessicale, dal momento che il concetto di tolleranza ha una sfumatura ben diversa da quello di accettazione (che invece viene messo in evidenza in maniera praticamente esclusiva, senza uso di sinonimi, nello studio originale che potete consultare qui).

A corredo del titolo proposto dal Sole 24 Ore per uno studio che, in fondo, rappresentava una notizia positiva (con lo studio che riporta, generalmente, dei numeri favorevoli rispetto all’accettazione dell’omosessualità nelle società moderne), è stato pubblicato anche un tweet dalla principale testata economica italiana che ha incontrato, immediatamente, il disappunto di diversi utenti:

omosessualità tollerata

La speranza è che si possa tornare sull’espressione, magari sostituendola e spiegando le motivazioni che hanno portato alla modifica del testo del Sole 24 Ore, tra le testate più influenti in Italia. L’utilizzo della parola tolleranza, infatti, non rende giustizia all’argomento affrontato, estendendo una sorta di pregiudizio involontario nei confronti della comunità LGBT.

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