Tutti quelli che hanno preferito non commentare la vicenda del bando Rai sullo streaming

Nel corso della nostra indagine, abbiamo provato a consultare diverse personalità istituzionali e politiche, per provare a ottenere un messaggio forte sul tema. Ma abbiamo sempre riscontrato una certa titubanza

09/11/2023 di Gianmichele Laino

Giornalettismo è una testata che si è occupata spesso di questioni legate al mondo dei mass-media e – per questo motivo – ha sviluppato diversi contatti in quest’area. Contatti che abbiamo provato a raggiungere anche quando abbiamo chiesto un parere, un commento, un’analisi – di tipo istituzionale e/o politica – sulla vicenda del bando Rai del 2019 con oggetto la commessa per garantire i servizi per la diffusione dei contenuti multimediali della piattaforma IP-CDN (che, come abbiamo detto in passato, sono necessari per l’intera infrastruttura di Raiplay). Abbiamo registrato un interesse molto forte da parte del mondo accademico, che ha avuto piacere e modo di commentare l’unicità della vicenda giudiziaria che è seguita all’assegnazione del bando, successivamente al ricorso di Mosai.co. Meno interessata, invece, è stata la platea istituzionale e politica che abbiamo consultato.

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L’agenzia garante delle comunicazioni

Abbiamo provato a raccogliere pareri all’interno di Agcom. Com’è noto, l’agenzia garante delle comunicazioni è un organo collegiale che, al suo interno, ha diverse anime. Anche abbastanza critiche nei confronti delle decisioni che l’agenzia stessa è stata in grado di prendere negli ultimi mesi. Abbiamo esposto l’oggetto di una possibile intervista, che – partendo dallo spunto della vicenda giudiziaria – potesse focalizzarsi invece sul vulnus tra i meccanismi di funzionamento delle sentenze del Consiglio di Stato e la loro estensione rispetto a questioni che riguardano il digitale. Ci è stato risposto che i commissari di Agcom, da mandato, non possono intervenire in questo genere di questioni. Eppure, l’agenzia è stata istituita proprio con il compito di assicurare la corretta concorrenza degli operatori sul mercato e di tutelare il pluralismo e le libertà dei cittadini nel settore delle telecomunicazioni, dell’editoria, nei mezzi di comunicazione di massa. In un passaggio della vicenda che ha visto contrapposti Rai e Mosai.co si discuteva proprio del principio di par condicio e di corretto principio di concorrenza che si è registrato al momento della ripetizione del test contestato (e che il Consiglio di Stato aveva chiesto di ripetere).

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Nemmeno dalla politica, soprattutto quella che – all’epoca dei fatti – si è trovata in aperta contestazione con le scelte fatte dalla Rai ha battuto un colpo. Il Movimento 5 Stelle è sempre stata, tradizionalmente, la forza partitica che più ha avuto modo di evidenziare le criticità del servizio pubblico. Siamo stati in frequente contatto con esponenti del M5S – che occupano una postazione all’interno della Commissione di Vigilanza Rai – per avere un parere sulla vicenda. Le nostre richieste, tuttavia, sono evidentemente intervenute in un momento particolarmente complesso: la nuova composizione delle cariche apicali della Commissione di Vigilanza stessa. Attualmente, il ruolo di presidente è ricoperto dalla pentastellata Barbara Floridia, eletta il 4 aprile 2023.

Nel M5S, così come in altre forze politiche, i pochi parlamentari che avrebbero potuto avere il know-how tecnico giusto per poter parlare dell’argomento hanno manifestato dubbi nel volersi esprimere sulla vicenda.

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