Il Vaticano sembra aver già riabilitato Pio XII sugli ebrei, il rabbino Di Segni: «Non ebbe la volontà di fermare il treno del rastrellamento»

02/03/2020 di Redazione

Gli esperti avevano detto che ci sarebbero voluti anni per esaminare le carte segrete di Pio XII e che riveleranno molto della sua posizione sulle persecuzioni nazifasciste agli ebrei nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, nel primo giorno dall’apertura dell’archivio, Johan Ickx – direttore dell’Archivio nei rapporti con la Segreteria di Stato – ha avuto già espressioni trionfali per quano avuto modo di leggere nelle prime 24 ore: «Abbiamo potuto leggere richieste d’aiuto da parte di ebrei – ha detto il direttore Ickx -, oltre 4mila nomi. Certo, ci fu priorità per i cattolici di discendenza ebraica, ma non mancano anche nomi di ebrei».

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Archivi Pio XII, lo scontro tra il rabbino di Roma e il Vaticano

Sono toni che non hanno affatto entusiasmato il rabbino di Roma Riccardo Di Segni, che si è scagliato contro queste dichiarazioni troppo tempestive: «Dopo aver detto che ci vorranno anni di studio – ha detto il rabbino capo di Roma –, ora la soluzione uscirebbe il primo giorno come il coniglio dal cilindro del prestigiatore. Per favore, fate lavorare gli storici. Molto sospetto questo sensazionalismo: la verità è che non ci fu la volontà, da parte di Pio XII, di fermare il treno del rastrellamento del 16 ottobre».

La circostanza riguarda il 16 ottobre 1943, il primo rastrellamento del ghetto ebraico di Roma: in quella circostanza, infatti, 1022 ebrei partirono dalla stazione Tiburtina per essere condotti nei campi di concentramento. Da sempre si è sostenuta una certa passività da parte della Santa Sede in quei frangenti della storia. Una verità che dovrà essere illuminata dalle carte dell’archivio Vaticano di Pio XII, rese pubbliche a partire dalla giornata di oggi. Diversi storici di fama mondiale hanno prenotato, per i prossimi mesi, la consultazione di quei documenti, che saranno tra le testimonianze storiche più studiate dei prossimi anni.

«Le scarse rivelazioni si riveleranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo» – ha concluso Di Segni, che ha condotto un insolito assalto frontale nei confronti delle istituzioni vaticane. Quasi dieci anni fa, proprio in vista di una possibile apertura, i Superiori della Segreteria di Stato decisero di avviare un progetto di digitalizzazione di tutta la documentazione afferente al pontificato di Pio XII. È stato proprio Papa Francesco, poi, a volerne l’apertura sin dal 2014: si tratta di 1.300.000 di documenti digitali, che saranno progressivamente completati con altri più di 700.000 documenti.

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