Questione di priorità

Facciamo finta che va tutto bene, mentre intorno a noi il mondo precipita? Sarà stata questa la motivazione che ha spinto l’intera squadra di governo, da Matteo Salvini a Luigi Di Maio, passando per un presidente Giuseppe Conte sempre più in balìa del capriccio dei suoi vice, a presentarsi compatta alla Camera, non per annunciare il dramma della bocciatura della manovra da parte della Commissione Europea, ma per contare la propria maggioranza e guardare in cagnesco i franchi tiratori.

Governo in aula, ma non è questo il problema

Siamo in un clima da tardo impero, quello della catastrofe imminente. Quando Roma stava crollando, ma nei palazzi del potere si banchettava a tartufi, facendo finta di ignorare quello che stava accadendo fuori dai suoi confini. Ciò che si è verificato nell’ambito della discussione sul disegno di legge anticorruzione nella giornata di ieri, con il governo andato sotto su un emendamento che alleggerisce il peculato e l’abuso d’ufficio, è grave ma rientra nella logica della democrazia.

Si è trattato di un problema politico, che come tale deve essere interpretato. Un segnale di malcontento come tanti ce ne sono stati nella storia repubblicana. Quello che stamattina si è verificato a Bruxelles, invece, è straordinario, è un territorio inesplorato, una vera e propria scure che si abbatte sulla vita reale del Paese. Insomma, non un affare da sbrigare tra gli scranni del Parlamento, ma un’azione che rischia di avere conseguenze sulle tasche degli italiani.

La Commissione indica la luna, il governo guarda il dito

La squadra variegata dell’esecutivo si riunisce alla Camera per mostrare i muscoli su una questione tutto sommato secondaria, come quella di ritrovare la compattezza intorno all’anticorruzione. Mentre il vicepremier leghista Matteo Salvini minimizza il segnale di Bruxelles dicendo che, oltre alla lettera della Commissione, si aspettava anche quella di Babbo Natale. Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sembra far affidamento esclusivamente sulla sua dialettica da avvocato (del popolo) per provare a convincere un’Europa che, più che delle parole, ha bisogno dei numeri.

La Commissione Europea indica la luna, mentre il governo guarda il dito.

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