Gli ultimi numeri: la rinuncia alla Tav può costare fino a 4 miliardi

Non si ferma il valzer di cifre, elevate, sul costo di un’eventuale rinuncia alla realizzazione della Tav Torino-Lione, come richiesto dal Movimento 5 Stelle. Il Sole 24 Ore oggi fornisce i numeri della relazione giuridica allegata all’analisi costi-benefici commissionata dal Ministero delle Infrastrutture ma rimasta ancora secretata. Il documento è rimasto riservato perché non allegato a quello inviato a Parigi e a Bruxelles dal ministro Danilo Toninelli, ma dovrebbe essere pubblicato la prossima settimana.

Quanto costa la rinuncia alla Tav Torino-Lione

Ebbene, la relazione non ancora diffusa stima che lo stop ai lavori della Tav costerà da un minimo di 2,8 miliardi a un massimo di 4 miliardi di euro, se vengono considerati, oltre alla restituzione dei fondi versati e alle penalità contrattuali, anche i soldi necessari per il ripristino dei luoghi e per il potenziamento della linea storica, che andrebbe adeguata per motivi di sicurezza.

I numeri

A pesare sono dunque quattro voci. Il Sole 24 Ore (articolo di Giorgio Santilli) indica precisamente che per la messa in sicurezza e il ripristino dei luoghi interessati dai lavori un costo compreso tra i 200 e i 500 milioni di euro. I fondi già versati e da restituire ammonterebbero invece a 600 milioni. Si varia poi tra i 500 milioni e il miliardo per un capitolo molto discusso, quello degli effetti delle interruzioni dei contratti. Da considerare, infine, il costo, tra 1,5 e 1,7 miliardi, per la messa in sicurezza dell’attuale storica linea del Frejus con un secondo tunnel di sicurezza lungo 13,5 chilometri.

I rischi

Il contro è salato. Ma Il Sole 24 Ore aggiunge altre due considerazioni. Con la rinuncia alla Tav Torino-Lione l’Italia dovrebbe mettere in contro anche un rivalsa francese per i costi totali sostenuti. L’Ue intanto potrebbe decidere di cancellare dai suoi piani il corridoio Lisbona-Kiev, con l’eliminazione delle opere di altre opere che interessano il nostro Paese inserite nel corridoio. È il caso della Venezia-Trieste-Lubiana e del porto di Trieste.

(Foto di copertina da archivio Ansa: il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini in visita al cantiere Tav a Chiomonte, Torino, il 1° febbraio 2019. Credit immagine: ANSA / ALESSANDRO DI MARCO)

Share this article
TAGS