Tutto ciò che resta fuori: dalle VPN a Telegram, passando per i social

Limitare i siti porno non vuol dire limitare il porno in generale poiché quel tipo di materiale, come in più casi si è visto, gira velocemente su moltissimi altri canali

06/09/2023 di Ilaria Roncone

La proposta di Roccella – così come le tante altre proposte simili che sono state fatte e attuate in altri Paesi nel mondo – pone sul piatto una serie di problematiche e di non detti. Il primo è quello relativo al porno che non si trova solo – come semplicisticamente si potrebbe far pensare – sui siti per adulti. Di alternative siti porno che permettono di accedere a contenuti parimenti (se non più) violenti ce ne sono moltissime e, nel corso del tempo, abbiamo potuto vederle e capirne il funzionamento in questo senso.

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Se limiti il porno, il traffico cambia luogo

Partiamo da un esempio pratico, il caso della Louisiana. Dallo scorso gennaio è entrata in vigore la legge HB 142, ovvero l’obbligo per tutte le piattaforme che abbiano contenuti considerabili pornografici per almeno il 33,3% di controllare l’età degli utenti che accedono. Il sistema di age verification è statale.

Cosa è successo da quel momento? Pornhub ha fornito una serie di dati secondo i quali, da quando la legge è entrata in vigore, il traffico sul portale ha avuto un crollo dell’80%. Le persone non guardano più il porno? No, il traffico che prima si concentrava su siti come Pornhib si è spostato altrove. Dove?

I luoghi in cui si sposta il traffico di chi fruisce del porno

Teniamo ben presente una cosa: sui social non si muove solamente la pornografia ma, come sottolinea una recente indagine dello Stanford Internet Observatory, anche la pedopornografia. Tornando a noi, partiamo da un luogo digitale tanto noto per essere concentrazione di giornalisti e una sorta di agenzia di stampa ai tempi dei media, Twitter, ma molto meno noto per il tantissimo materiale esplicito che circola. Ne avevamo parlato, per esempio, spiegando perché Twitter sia la piattaforma perfetta per pubblicizzare il proprio account Onlyfans pubblicando contenuti espliciti che rimandino a quelli a pagamento.

Anche Reddit è noto per ospitare contenuti di questi tipo. C’è po il capitolo Telegram, tristemente noto perché luogo si scambio non consensuale di materiale pedopornografico (di recente, luogo digitale abitato da tutti coloro che hanno cercato il video dello stupro di Palermo). C’è poi il classico trucco della VPN, con la quale si può simulare la connessione a un sito da qualsiasi punto del mondo (un punto in cui, ovviamente, il limite al porno non sia stato messo in pratica).

Cosa significa questo? Che limitare il porno attraverso la age verification non significa, nella maniera più assoluta, impedire ai minori l’accesso a questo tipo di contenuti. Anzi, in quest’ottica, potrebbe spingerli ad addentrarsi nei meandri più profondi e oscuri di sistemi ancor meno trasparenti nel funzionamento e meno tracciabili nei contenuti. Bloccare il porno, quindi, non è semplice quanto si possa pensare o far passare e richiede un metodo che sia studiato e approfondito andando anche oltre i limiti individuati in altri Paesi che hanno provato a metterlo in pratica.

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