Non solo Instagram e Twitter: come si “muove” la pedopornografia sugli altri social

L'indagine dello Stanford Internet Observatory ha analizzato anche le altre piattaforme

08/06/2023 di Enzo Boldi

Nei precedenti approfondimenti sull’inchiesta del Wall Street Journal basati sulla ricerca condotta da tre esperti dello Stanford Internet Observatory (SIO), abbiamo messo in evidenza come si “muove” la pedopornografia sui grandi social come Instagram e Twitter. Ma lo studio non si è fermato a queste due piattaforme, andando a cercare collegamenti (soprattutto per quel che riguarda la compravendita di materiale illecito in cui sono presenti minori durante atti sessualmente espliciti) anche su altre applicazioni. Il risultato, seppur con numeri differenti, restituisce lo stesso quadro (gravissimo) della situazione.

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In particolare, i tre ricercatori del SIO David Thiel, Renée DiResta and Alex Stamos hanno verificato i collegamenti che partono da Instagram e Twitter per poi finire su altre piattaforme social e di messaggistica istantanea. Spesso, è proprio lì che avviene la “trattativa”, la conferma dell’avvenuto pagamento e l’invio di questi materiali illeciti. Nel report, infatti, si spiega:

«La rete sembra essere quasi interamente in lingua inglese e attiva principalmente su Instagram e Twitter, sebbene vengano sfruttati molti altri servizi online, come Telegram, Discord e Snapchat. È probabile che alcuni account dei “venditori” possano essere impostori, ovvero che che ridistribuiscano contenuti, ma anche gestiti da terze parti che costringono minori a compiere atti sessualmente espliciti. Sembra, però, che nella maggior parte dei casi i venditori siano minorenni che producono e commercializzano questi materiali». 

La ricerca, infatti, non si occupa solo del CSAM (Child sexual abuse material), ma anche del SG-CSAM (Self-generated child sexual abuse material). Dunque, in molti casi sono gli stessi minori che – in cambio di soldi, buoni digitali e regali – utilizzano le piattaforme social per vendere i propri contenuti.

Pedopornografia sui social, da Discord a Telegram

Se del paradosso Instagram abbiamo già parlato in un approfondimento precedente, occorre accendere un faro anche su tutte le altre app e piattaforme coinvolte nella commercializzazione delle pedopornografia sui social. Diversi account IG, infatti, hanno numerosi rimandi a canali privati su Telegram e Discord. E questi canali hanno migliaia di utenti. Ovviamente, quella del SIO è un’indagine superficiale su queste due piattaforme, perché per verificare cosa accade all’interno di questi canali o gruppi chiusi era necessario interagire (per poi ottenere i metadati utili all’analisi). Però, lo Stanford Internet Observatory ha immediatamente segnalato l’esistenza di queste realtà alla NCMEC (National Center for Missing & Exploited Children).

Snapchat, TikTok e Mastodon

L’analisi del SIO ha varcato anche la soglia di altre due app social molto in voga tra i giovani. Perché numerosi QR-code e url di Snapchat, per esempio, erano stati ritrovati all’interno dei metadati degli account trovati su Instagram e Twitter. Dunque, Snapchat si è trasformato in un “veicolo” per le comunicazioni tra venditori e acquirenti (trattandosi di chat P2P – peer-to-peer – l’analisi sul traffico all’interno di Snapchat non è stata possibile).

Per quel che riguarda TikTok, invece, il SIO ha trovato pochissimi esempi di collegamento tra gli account Instagram e Twitter dei venditori di pedopornografia sui social. Neanche cercando gli hashtag di riferimento utilizzati sulle altre due piattaforme si è arrivati alla conferma della presenza di quel tipo di dinamica sul social. Questo perché, secondo i ricercatori, TikTok sembra non avere le caratteristiche utili per procedere con questo crimine. Poi c’è Mastodon che, stando all’analisi, non sembra essere un hub per il SG-CSAM e lo CSAM. Il motivo sembra essere tecnico: l’assenza di veri e propri DM (direct message) impedisce comunicazioni in loco tra venditori e acquirenti. Inoltre, la capacità di ricerca non è elevata come invece lo è su Instagram e Twitter.

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