Se Google consente ai siti che fanno disinformazione (grazie all’AI) di monetizzare

Lo rivela l'ultimo report di NewsGuard. Il fenomeno dei siti UAIN è in costante crescita e i grandi attori del mondo pubblicitario digitale non operano alcun blocco

02/07/2023 di Redazione Giornalettismo

Da quando gli strumenti di intelligenza artificiale generativa sono entrati a far parte delle dinamiche quotidiane – anche a livello “imprenditoriale” -, è emersa un’inesorabile sequela di abusi di queste tecnologie. Spesso e volentieri, Giornalettismo ha approfondito i lati oscuri dell’AI, soprattutto in termini di utilizzo finale da parte degli utenti, ma quanto rivelato dall’ultimo report di NewsGuard sembra essere l’esatta raffigurazione di queste distorsioni. Parliamo dei cosiddetti siti UAIN, ovvero quei portali che ospitano “notizie e articoli” generati interamente dai modelli di intelligenza artificiale generativa addestrati attraverso quel che viene raccolto in rete.

AI e disinformazione, i siti UAIN e la monetizzazione

Un problema enorme, soprattutto in termini di disinformazione. E se questo non bastasse (con questi siti che continuano a crescere in numero e in portata potenziale), ecco che nel meccanismo si inserisce anche la monetizzazione: la maggior parte dei portali presi in analisi, guadagna attraverso la pubblicità automatizzata. Parliamo, per esempio, di Google che – contravvenendo alla sua stessa policy – ha consentito a queste realtà online di inserire banner e widget pubblicitari all’interno delle pagine. Dunque, si consente di guadagnare pubblicando notizie generate da una macchina e, per definizione, non affidabili. Spesso e volentieri false.

Come si può evitare il proliferare di questa dinamica? I regolamenti vigenti in Europa (dal DSA al DMA) si occupano solamente dell’attività di targeting che non deve “colpire” i minori che navigano in rete. Mentre l’AI Act, approvato due settimane fa dal Parlamento UE ma che ancora non è stato attuato, si occupa solamente delle “etichette”: chi ospita contenuti generati dall’AI deve dichiararlo all’utente. Tutto ciò riuscirà a fermare questo “mercato” basato su contenuti non affidabili?

Share this article