Il caso AGI: Angelucci allarga il suo monopolio informativo

Il deputato della Lega è proprietario della Tosinvest, già azionista di maggioranza di tre quotidiani della destra italiana

29/03/2024 di Enzo Boldi

Nel caos che sta imperversando in molte redazioni giornalistiche italiane, c’è anche una vicenda dai contorni prettamente politici. Parliamo dell’imminente – come confermato da Eni e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (che insieme a Cassa Depositi e Prestiti ha il 32% delle azioni dell’azienda di idrocarburi) – passaggio dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) nelle mani della Finanziaria Tosinvest di Antonio Angelucci. Non un nome sconosciuto anche nel mondo dell’editoria, essendo la proprietario di tre testate nell’alveo del centrodestra.

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Nonostante le sue assenze in Parlamento (dall’inizio dell’attuale legislatura, come riporta il portale OpenPolis, ha partecipato solamente a 15 votazioni elettroniche, pari allo 0,2% del totale), Antonio Angelucci è una personalità molto potente all’interno dell’attuale maggioranza di governo. Il suo ruolo di imprenditore (nella Sanità) e di editore è uno dei volani utilizzati dalla destra per quel che riguarda il comparto informativo. La sua Tosinvest, infatti, è proprietaria già de Il Giornale, Il Tempo e Libero Quotidiano. Quest’ultimo, oltretutto, riceve anche oltre 3,8 milioni di euro l’anno per quel che riguarda il contributo pubblico all’editoria. E in passato, la stessa holding era proprietaria anche del Gruppo Corriere (che faceva capo a una serie di quotidiani locali nel Centro Italia) e fu anche l’editore della prima versione de Il Riformista. Di recente, si era parlato di un forte interessamento per un’altra testata legata al mondo della destra (La Verità), ma per il momento non c’è nessuna novità su quel fronte.

Agi ad Angelucci, gli scioperi annunciati e il ruolo di ENI

Ma c’è un’altra notizia che, invece, è sempre più vicina a diventare realtà: nel mirino della famiglia Angelucci – e della holding Tosinvest – è finita l’agenzia di stampa Agi. Piccolo riassunto: l’Agenzia Giornalistica Italia, fondata nel 1950, è di proprietà dell’ENI dal 1965. L’ENI è una partecipata dello Stato, con il 4,6% delle quote nelle mani del Ministero dell’Economia e delle Finanze e il 27,7% nelle mani di Cassa Depositi e Prestiti (che all’82,77% è di proprietà proprio del MEF). Di fatto, dunque, lo Stato ha un ruolo (di rimbalzo) molto importante anche per quel che riguarda il destino dell’Agenzia di stampa.

Ed è per questo che nelle ultime settimane la redazione dell’Agi ha proclamato diversi giorni di sciopero. Come noto, infatti, le testate che vivono sotto il cappello della holding di Angelucci sono molto orientate verso destra: Il Giornale, Il Tempo e Libero ne sono l’emblema. E la mobilitazione riguarda anche il futuro dei giornalisti dipendenti (e/o collaboratori) che chiedono di ricevere garanzie per il loro futuro lavorativo. Ma c’è anche molto altro.

L’importanza di un’agenzia di stampa

Il passaggio di Agi ad Angelucci, infatti, racconta anche altro. Lo scorso anno, infatti, in seguito a un Dpcm, è stato istituito l’elenco delle Agenzie di Stampa di rilevanza nazionale. A oggi, la lista è composta da 8 realtà editoriali italiane: Ansa, Adnkronos, Askanews, LaPresse, Dire, La4News, Il Sole 24 Ore Radiocor. E, per l’appunto, Agi. Agenzie che riceveranno dei fondi pubblici (esattamente come già accade con Libero quotidiano). Considerando il ruolo primario che le agenzie di stampa hanno nel mondo e nell’ecosistema informativo italiano, il rischio di una virata a destra di una di loro – ricordiamo che queste agenzie sono molto utilizzate da tutti i giornali italiani (soprattutto quelli online) – è evidente.

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