L’aggiornamento sulla privacy della Apple è costato 10 miliardi ai giganti dei social
Valori importanti per Facebook, Snapchat, Twitter e YouTube nella seconda parte del 2021, da quando l'aggiornamento è entrato in funzione
01/11/2021 di Redazione
Quando Apple, nella prima parte del 2021, ha rilasciato il suo aggiornamento sulla privacy, permettendo all’utente di avere molta più consapevolezza in merito ai dati personali e al loro trattamento effettuato da tutte le società che possiedono le app scaricate dall’Apple Store dei propri dispositivi brandizzati con la mela di Cupertino, ci fu una vera e propria rivolta. Google arrivò a non aggiornare i propri prodotti per diverso tempo, pur di non essere impattato dall’aggiornamento delle policies sulla privacy di Apple, poi – per forza di cose – ha dovuto cedere. Oggi, l’aggiornamento Apple privacy ha anche un inquadramento numerico: quanto è costato alle principali piattaforme social? Secondo un’analisi del Financial Times, nell’ultimo periodo – da aprile 2021 in poi – questa nuova politica è costata qualcosa come quasi 10 miliardi di dollari a compagnie come Facebook (Meta), Snapchat, Twitter o YouTube.
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Aggiornamento Apple sulla privacy, l’impatto sui Big Tech
Tutte e quattro le grandi piattaforme avrebbero perso, in media, il 12% delle entrate nel terzo e quarto trimestre del 2021. Da qui, il calcolo del quotidiano finanziario, che ha quantificato questa percentuale in miliardi di dollari. Si tratta comunque di una stima al ribasso, dal momento che le specificità delle singole piattaforme possono aver portato gli utenti a un comportamento diverso. Che, dunque, avrebbe potuto penalizzare di più una piattaforma rispetto a un’altra concorrente.
Il tutto è avvenuto all’inizio dell’anno, per questo è necessario un po’ di contesto. Il problema parte dall’aggiornamento di iOS 14.5: la sua funzione di trasparenza impone alle app di chiedere agli utenti l’autorizzazione per tenere traccia della loro attività per la pubblicità mirata. Una domanda esplicita, con l’utente che ha la possibilità di negare questa funzione, senza per questo dover rinunciare alla app in questione. Con una maggiore diffusione della cultura dell’importanza del dato personale, diversi utenti hanno optato per non dare il consenso. Le aziende, dunque, non hanno potuto profilare in maniera avanzata l’utente, perdendo diversi introiti in pubblicità. Una circostanza che era già stata prevista dai giganti del web che, proprio tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, avevano lanciato una dura campagna mediatica – senza esclusione di colpi – contro Apple.
Adesso, secondo gli esperti, per colmare queste perdite, le piattaforme dovranno individuare modelli tecnologici alternativi per ottimizzare la propria raccolta pubblicitaria. Ma potrebbe volerci molto tempo.