Un sito, un sito di news, un sito di info online. Come Fanpage è stato delegittimato dopo l’articolo sulle molestie in Senato

Ancora una volta si fa un distinguo tra l'informazione tradizionale e l'informazione online

18/09/2022 di Redazione

La vicenda è nota. Fanpage, testata giornalistica (capiremo in seguito perché è bene fare questa precisazione), ha raccontato la storia di una donna che ha rivelato di aver subito molestie da un senatore. Né della donna, né del senatore – all’interno della vicenda raccolta da Fanpage – sono stati citati i nomi. Un giorno dopo la pubblicazione dell’inchiesta, Carlo Calenda ha puntato il dito contro «un sito» che avrebbe «usato una mezza foto per far riconoscere il senatore in questione».

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Accuse a Fanpage dopo l’inchiesta sulle molestie

Una questione annosa, su cui l’opinione pubblica si è divisa in queste ore. A Fanpage – che viene definito spesso come «un sito, un sito di news, un sito di notizie online» – viene rimproverato di non aver riportato per intero la vicenda, di non aver fatto i nomi, di aver pubblicato il tutto senza che la donna protagonista dell’inchiesta abbia mai denunciato presso le autorità competenti quanto raccontato a Fanpage. Tutto questo sembra essere una sorta di delegittimazione della fonte giornalistica che Fanpage ha sperimentato anche in passato, ad esempio ai tempi dell’inchiesta Lobby Nera.

Occorre rilevare che Fanpage – e lo dimostrano, paradossalmente, le azioni legali che sono state annunciate in queste ore contro la testata – opera come tutti i giornali italiani, che – in termini di visualizzazioni – è una delle testate giornalistiche italiane più lette (molto più di quelle “tradizionali”) e che, il fatto di scrivere online, non può (non nel 2022) essere considerato un pregiudizio negativo. Eppure, al di là di quanto accaduto in questi giorni, anche in passato si tendeva a confondere il lavoro della testata giornalistica con il mare magnum della rete, tanto da snobbare in tv i giornalisti della redazione – eccezion fatta per Piazzapulita, che invece aveva scelto di puntare molto su quella videoinchiesta – durante il racconto di Lobby Nera, caso sollevato proprio dal team investigativo di Fanpage.

La testata con sede a Napoli, inoltre, ha diffuso nelle scorse ore una nota metodologica con cui ha condotto la sua inchiesta: ha detto di non aver riportato altre denunce simili perché considerate non attendibili, ha difeso la scelta di rispettare l’anonimato della fonte (com’è diritto dei giornalisti, indipendentemente se di “siti online” o di testate prestigiose), ha detto di non voler entrare nel merito rispetto alla scelta della donna di non denunciare alle autorità giudiziarie.

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