Fanpage si chiede perché nessuna tv che si occupa di “Lobby Nera” abbia invitato suoi giornalisti
Si tratta dell'altra faccia della medaglia dell'aspetto che abbiamo esaminato ieri, quando abbiamo parlato dell'asse con Piazzapulita
02/10/2021 di Gianmichele Laino
Nella giornata di ieri avevamo guardato favorevolmente l’asse tra Piazzapulita e Fanpage che ha permesso a un’inchiesta realizzata da un giornale online di finire in prima serata televisiva, come raramente era capitato prima in Italia (in altri Paesi del mondo, soprattutto in area anglosassone, questo scambio è molto più frequente, perché tutta l’informazione professionale viene trattata con pari dignità). Oggi, però, ci troviamo a esaminare l’altro lato della medaglia, quello che, purtroppo, ci fa tornare indietro. Da Fanpage, infatti, ci si lamenta che nonostante la notizia dell’inchiesta giornalistica Lobby Nera (che ha portato all’autosospensione dell’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza e che ha portato anche la procura ad aprire un fascicolo sul tema) sia la più dibattuta nei salotti televisivi, nessun giornalista di Fanpage è stato chiamato a commentarla nelle trasmissioni.
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Fanpage in tv, nessun giornalista invitato in trasmissione
A farlo presente, su Twitter, è il vicedirettore della testata, Adriano Biondi: «Torno sulla questione, perché davvero mi risulta incomprensibile. La notizia del momento è l’inchiesta di #Fanpage su Fratelli d’Italia, senza dubbio. Ebbene nessuna, ripeto nessuna, trasmissione tv che se ne è occupata (tutte, in pratica) ha ospitato giornalisti di Fanpage». Addirittura, Adriano Biondi ha fatto notare come Stasera Italia, su Rete4, persino nella grafica abbia ignorato la testata da cui tutto è partito. La trasmissione, infatti, ha preferito utilizzare uno stralcio del titolo dell’edizione online di Repubblica.
Addirittura #StaseraItalia la presenta così: con logo e titolo di Repubblica! Ragazzi, ma sul serio? pic.twitter.com/DGH91FwpFr
— Adriano Biondi (@adrianobiondi) October 1, 2021
È evidentemente un tema su cui andrebbe aperta una riflessione. Secondo il vicedirettore Biondi, infatti, si preferisce l’ospitata dei “soliti noti” che non hanno di certo potuto essere informati in maniera verticale e pervasiva su tutta l’inchiesta (Fanpage ha lavorato al primo e agli altri capitoli di Lobby Nera per circa tre anni, con un suo giornalista che si è finto uomo d’affari e possibile finanziatore di partiti di destra per entrare in questo mondo). La qualità del dibattito, di conseguenza, appare sicuramente limitata.
Se nella giornata di giovedì si era assistito a un bell’esperimento di collaborazione tra una testata online e un programma televisivo (Piazzapulita), ieri siamo tornati due passi indietro. C’è un motivo per cui chi fa informazione online sia ancora messo in secondo piano (a meno che non si tratti di profili più simili agli influencer, con diversi followers e un seguito ritenuto importante anche da chi lavora con l’audience televisiva) rispetto a chi, invece, popola quotidianamente i salotti dell’informazione tradizionale? Quando capiremo che il lavoro effettuato dalle testate online – ripetiamo, quelle che lavorano in maniera professionale e non per diffondere deliberatamente disinformazione – ha un peso specifico ormai pari, se non superiore (e casi come quello dell’inchiesta di Fanpage lo dimostrano) alla carta stampata?
L’assenza di commentatori di Fanpage ci porta a essere piuttosto perplessi: quasi come se il tema fosse di serie A, ma tirato fuori da una stampa di serie B e, quindi, da trattare per forza con quella stampa ritenuta – sempre negli stessi canali – a sua volta di serie A. Un sistema del genere, che viene proposto a un’opinione pubblica televisiva che deve ancora avere una totale familiarità con l’ecosistema dei social network e dell’informazione online, non può essere considerato istruttivo, né moderno. Ci si arrocca in difesa per non perdere posizioni. Nei broadcast di informazione in Italia ci sono due dita di polvere.